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Covid 19

“È solo un’influenza”

È arrivato il momento di iniziare a discutere seriamente delle “fesserie” sul coronavirus che abbiamo dovuto ascoltare in questo mese. Affinché coloro i quali hanno sempre tutte le certezze imparino a coltivare il dubbio.
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"È solo un'influenza" ci dicevano mentre Milano non si fermava. È solo un'influenza e poi ci siamo ritrovati con l'esercito che deve trasportare decine di salme perché la camera ardente non riesce più a smaltire i corpi di chi è morto a causa del coronavirus.

Ci dicevano che dovevamo scrivere che non si moriva di coronavirus ma perché erano anziani con patologie pregresse. È finita con i cimiteri colmi dei nostri genitori e dei nostri nonni.

Ci dicevano che "non sarebbe mai arrivato in Italia" e poi siamo diventati il secondo paese al mondo per numero di contagi.

Ci chiedevano "toni più bassi" perché il più grande pericolo era il panico sui mercati e non le terapie intensive che rischiavano il collasso.

Ora chiedono l'intervento dell'esercito ma per anni hanno tagliato i fondi per la sanità e fatto accordi con i privati. E ora, e solo ora si ricordano dei nostri medici costretti per anni a lavorare in condizioni indecorose.

È arrivato il momento di parlare di tutto questo ma con la consapevolezza che gli ignoranti, come sempre, erano quelli che avevano tutte le certezze e nessun dubbio.

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Ex direttore d'AgoraVox, già professore di Brand Strategy e Comunicazione Pubblicitaria Internazionale presso  GES -  Grandes Écoles Spécialisées di Parigi. Ex Direttore di Fanpage.it, oggi Direttore di Deepinto.
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