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È possibile ribellarsi al pizzo? A Napoli un imprenditore filma i camorristi e ne consente l’arresto

Un’inchiesta del Corriere della Sera mostra il lavoro di un imprenditore edile napoletano che, stanco delle minacce ricevute e delle richieste della camorra, decide di filmare di nascosto i suoi aguzzini e denunciare tutto ai carabinieri. Un esempio eroico da seguire che si spera possa diventare sempre meno eccezionale.
A cura di Susanna Picone
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Un’inchiesta del Corriere della Sera mostra il lavoro di un imprenditore edile napoletano che, stanco delle minacce ricevute e delle richieste della camorra, decide di filmare di nascosto i suoi aguzzini e denunciare tutto ai carabinieri. Un esempio eroico da seguire che si spera possa diventare sempre meno eccezionale.

Ha indossato un orologio spia e ha deciso di registrare gli incontri con quelli che erano i suoi aguzzini, esponenti della camorra di Torre del Greco. È quello che ha fatto un “imprenditore-eroe” – così lo chiama il Corriere della Sera nella sua inchiesta – che, stanco dei continui ricatti ricevuti e disperato per una situazione ormai insostenibile – ha reagito passando direttamente all’azione. Grazie al suo coraggioso gesto, l’imprenditore edile non poteva non essere consapevole del fatto che se fosse stato scoperto avrebbe rischiato la vita, ha contribuito all’arresto di ben 32 persone accusate di estorsione avvenute o tentate.

Il suo è quasi un lungometraggio: l’imprenditore ha filmato per due ore i volti e le dure parole dei suoi aguzzini che puntualmente si presentavano dinanzi al cantiere di turno per chiedere una “percentuale” sui lavori. Dalla quasi “gentile richiesta” a quella formulata con maggiore insistenza fino alle minacce vere e proprie. Chi è vittima delle tangenti sa bene che accettare le minacce e pagare non lo mette comunque al sicuro e infatti l’imprenditore edile era più che consapevole di come funzionassero le cose e, attraverso il suo video, lo mostra per la prima volta anche agli altri. Se non lo fosse stato lo avrebbero messo in guardia direttamente i vari esponenti dei clan pronti a ricordare che anche altri avrebbero potuto presentarsi “sul posto di lavoro” e pretendere ancora soldi dall’imprenditore, così la storia sarebbe ricominciata.

La telecamera coraggiosa dell’imprenditore ha però registrato i volti di ognuno dei camorristi, di quegli uomini con i quali si trovava ogni giorno a “contrattare” e, una volta denunciati ai carabinieri, le cose hanno preso una piega diversa. Adesso le forze dell’ordine e il procuratore aggiunto della Dda di Napoli lo definiscono un “esempio da seguire”, una persona da imitare. La prova, perché no, che Napoli e tutti coloro che sono vittime della camorra possono ribellarsi con un po’ di coraggio e consentire, grazie al loro operato, l’arresto dei malviventi. Così come ha fatto il protagonista di questa storia grazie al quale ben cinque clan – i Mazzarella, i Rinaldi, gli Altamura, i Formicola e i Contini –  sono stati decapitati dagli arresti. Un esempio di come è possibile svestire i panni della vittima.

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