È morto Gianni Rufini, direttore di Amnesty Italia: una vita dedicata alle questioni umanitarie
È morto all'età di 67 anni Gianni Rufini, direttore generale di Amnesty International Italia dal 2014. Da gennaio combatteva contro le conseguenze di un ictus che lo colpì nel gennaio scorso. Era nato e viveva a Roma, era sposato e aveva due figli. “Per noi, Gianni – ha detto Emanuele Russo, presidente di Amnesty International Italia – è stato la persona che, entrata in un momento di forte difficoltà per la nostra organizzazione, ci ha fatto uscire dal guado e permesso di ritornare a pensare in grande. Lavorare con lui è stato un onore, non solo per la costante spinta a crescere e innovarsi che da sempre ha caratterizzato il suo carisma, ma anche perché, con la sua eccezionale esperienza sui diritti umani, ci ha permesso di diventare migliori. Oggi – ha aggiunto Russo – riceviamo in eredità un movimento più grande, più forte e più combattivo, parola che lui amava molto. È con gratitudine e grande dolore che, oggi, lo salutiamo”.
Chi era Gianni Rufini
Precedentemente Rufini aveva lavorato come esperto di diritti umani e aiuto umanitario in Africa, Medio Oriente, Asia, Balcani e America Latina. Dal 1997 al 2001 era stato direttore del coordinamento europeo delle Ong umanitarie ‘VOICE', e aveva lavorato per numerose Ong italiane e straniere, per diverse agenzie dell'Onu e altre organizzazioni internazionali. È stato direttore di ricerca per il CeSPI e coordinatore di corsi presso l’Ispi. Ha insegnato in numerose università italiane e internazionali ed è stato autore di varie pubblicazioni. Rufini è stato il primo, assieme a Francesco Petrelli e a Riccardo Noury, a promuovere, a metà degli Anni Novanta, un incontro tra le organizzazioni umanitarie e il mondo militare, organizzando dei corsi sui diritti umani e per un miglior approccio con le popolazioni locali, per il personale della Difesa italiana in procinto di partire per le missioni.