È uno dei giorni più neri della lotta alla Covid-19, inutile nasconderselo. Ora però tutti noi abbiamo un piccolo compito, che può fare la differenza. Di certo abbiamo un parente, un amico, un compagno, un semplice conoscente che ha fatto, avrebbe dovuto o comunque dovrà fare il vaccino con il preparato di AstraZeneca.
Ecco, lo dico con il massimo del rispetto ma anche con decisione: non insultiamo, non attacchiamo e soprattutto non deridiamo chi ha paura, chi manifesta dubbi, chi vive una situazione di profonda incertezza. Non è il momento del muro contro muro, non è il momento dello scontro fra tifoserie, non è il momento del (discutibile, peraltro) sarcasmo su una questione così delicata e decisiva. Molte persone hanno paura. Legittimamente paura. Una paura che è figlia non solo della confusione e dei messaggi contrastanti che arrivano da media e istituzioni politiche e sanitarie, ma anche di oltre un anno di dolore, insicurezza e speranze deluse. Molte persone sono stanche, della pandemia, dei lockdown, delle restrizioni e del rumore assordante di opinioni, indicazioni, commenti e lezioni di vita. C'è un'aria pesante, siamo su una barca in mezzo a una tempesta e molti si chiedono non solo quando finirà, ma anche se esista davvero un porto sicuro.
Paura e stanchezza vanno rispettate, comprese ma mai assecondate. Empatia e comprensione, ma soprattutto vicinanza e spirito di comunità, è questa la strada che tutti noi dobbiamo impegnarci a percorrere. Farlo per gli altri e per noi. Dobbiamo aiutare chi ha dubbi e incertezze a mettere tutto nella giusta prospettiva: quella della ragionevolezza e della cautela, ma soprattutto della fiducia nella scienza. Perché il vaccino è la soluzione, il vaccino funziona ed è una conquista inimmaginabile che dovrebbe riempirci d'orgoglio. In pochi mesi l'umanità è riuscita a fare qualcosa di meraviglioso e per nulla scontato, con delle soluzioni di assoluta genialità (la tecnologia a mRNA ma anche l'intuizione degli scienziati russi per migliorare l'efficacia dello Sputnik). Conquiste e azioni che salveranno milioni di vite, che stanno già salvando milioni di vite e che ci aiuteranno a tornare alla normalità, meglio ancora se a ripensare la normalità nel senso dell'inclusività e della cura dell'altro e del pianeta.
Non va tutto bene, non è andato tutto bene (nemmeno nella gestione dei vaccini, che sta penalizzando le nazioni più povere in modo ottuso e irresponsabile). Ma se ne esce solo insieme. Senza rabbia, senza inutili contrapposizioni e, per l'amor del cielo, senza quell'insopportabile sarcasmo con cui state inondando i social network.