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Due euro per un litro: cosa c’è dietro il caro benzina? [REPORTAGE]

Tasse e prezzi di cartello contano più delle oscillazioni di barile. L’impennata dei costi del carburante riflette l’ennesima storia tutta italiana fatta di speculazioni e incassi miliardari per lo Stato, a fronte di un mercato concorrenziale di cui non si intravedono che poche eccezioni.
A cura di Enrico Nocera
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Caro benzina

Benzina a peso d'oro nei distributori italiani. Da Nord a Sud le colonnine segnalano prezzi impietosi e quasi inaccessibili per chi utilizza l'auto a scopo lavorativo. In città come Roma e Napoli, i benzinai espongono cifre pericolosamente vicine ai due euro, con la verde che oscilla tra gli 1,932 e gli 1,990 al litro. Non va meglio al diesel, che si ferma appena sotto la soglia dell'1,800 (seppur, come rileva l'assessore allo sviluppo del Comune di Napoli, Marco Esposito, intervistato da Alessio Viscardi, sul gasolio non si paga l'addizionale regionale). Che fare? Tenere gli occhi fissi sul famoso prezzo del barile, sperando che gli eventi internazionali facciano tornare a più miti consigli petrolieri e distributori? A uno sguardo più approfondito, come sottolineano molte associazioni, dalla Federconsomatori all'Adusbef, dalla Assoutenti alla Confesercenti, il problema non pare di così facile soluzione. Soprattutto se a entrare in campo è quello che Francesco Avallone, vicepresidente nazionale di Federconsumatori, definisce ai nostri microfoni “il maggiore speculatore”: lo Stato.

UN ANNO DI ACCISE – Sì, perché fatti due conti si nota subito che qualcosa non quadra. Almeno riferendosi al solo prezzo di mercato del petrolio. Dal 1996 a oggi, a essere aumentate in maniera considerevole, sono soprattutto le tanto famigerate accise. Vere e proprie tasse che hanno lo scopo di finanziare spedizioni (come le guerre), ripianare buchi di bilancio (si pensi alla disastrata sanità romana e napoletana) e affrontare improvvise emergenze, come alluvioni e inondazioni. A pagare siamo tutti. Due numeri per concretizzare il discorso: da marzo 2011 a marzo 2012, secondo i calcoli effettuati da Federconsumatori e Adusbef, un litro di super senza piombo è aumentato di 43 centesimi. Poco più del gasolio, che si ferma appena un gradino sotto, a 42 centesimi in più rispetto l'anno scorso. In totale parliamo di un rincaro, per la verde, di 516 euro in termini annui, mentre per il diesel ci si ferma alla bella cifra di 504 euro. Situazione aggravata dal decreto “Salva-Italia” varato dal governo Monti: è nei primi tre mesi del 2012, infatti, che si sono registrati i rincari maggiori: 19 centesimi in più al litro, nel periodo compreso fra gennaio e marzo. In tutto, concludono le due associazioni, parliamo di 40 euro di spesa alimentare, per una famiglia media, che vanno in fumo per rifornire l'auto.

I GUADAGNI DELLO STATO? QUASI 10 MILIARDI – Nel dettaglio, parliamo di un aumento pari al 20 percento di trattenuta in più sulla benzina, a fronte di 23 centesimi riferiti al diesel. Nel primo caso si raggiungo i 240 milioni in più al mese, nel secondo si arriva fino ai 575 milioni in più che entrano nelle casse dello Stato. Tirare le somme significa aver a che fare con cifre stratosferiche: 9,8 miliardi all'anno che non hanno nulla a che vedere con il prezzo puro e semplice della benzina trattata con cui, ogni volta, riempiamo i nostri serbatoi.

E I PETROLIERI NON STANNO A GUARDARE – Altro problema: la forte speculazione messa in atto dai produttori. Chi ha la fortuna di vivere in città dove sono presenti le cosiddette “pompe bianche”, si sarà accorto della considerevole differenza di prezzo che i distributori “no logo” praticano rispetto ai marchi commerciali più noti. Mettere la benzina da Esso, Agip o Erg, per intenderci, costa molto di più che rifornirsi da un distributore “indipendente”, che acquista direttamente la benzina alla fonte, senza passare per la mediazione della società petrolifera cui afferiscono i grandi marchi. Secondo l'assessore Esposito, si può arrivare a risparmiare fino a 8 euro su un pieno, che di questi tempi non è poco. Questo il motivo che spinge Federconsumatori a chiedere una liberalizzazione del settore: creare concorrenza vera per evitare cartelli e accordi sottobanco che danneggiano nel portafogli l'utente finale. Processi su cui sta indagando la Guardia di Finanza, su denuncia presentata da parte del Codacons. L'associazione presieduta da Carlo Rienzi rileva come, in un anno, si sia giunti a spendere 18 euro in più per un pieno di benzina, per motivi non certo connessi al semplice andamento del mercato.

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