Due anni fa l’omicidio di Alice Neri, il ricordo del fratello: “Darei la mia vita per lei, vogliamo la verità”
Alice Neri aveva 32 anni quando venne accoltellata a morte nella notte tra il 17 e il 18 novembre 2022. Il suo corpo carbonizzato fu ritrovato nel baule della sua auto data alle fiamme nelle campagne di Fossa Concordia, nel Modenese. A due anni dall‘omicidio è in corso il processo contro l'unico imputato, l'allora 31enne Mohamed Gaaloul.
L'uomo è accusato di omicidio aggravato, violenza sessuale e distruzione di cadavere. Secondo l'accusa, la sera del delitto il 31enne avrebbe incontrato Alice alle 3.40, sarebbe salito a bordo della vettura della ragazza e l'avrebbe uccisa poco dopo.
I pubblici ministeri sostengono che Gaaloul abbia colpito Neri con diversi colpi di arma bianca nel corso di un tentativo di violenza sessuale. Poi avrebbe chiuso il cadavere nel bagagliaio e gli avrebbe dato fuoco. La sentenza è attesa per la prossima primavera.
In un'intervista rilasciata alla Gazzetta di Reggio Matteo Marzoli ha ricordato la sorella Alice: "Lei non c’è più, e mi manca tremendamente. È come se mi avessero strappato il pezzo più grande del mio cuore".
"Ho sempre pensato che nel ciclo naturale della vita, visto che sono 11 anni più grande, sarei stato io ad andarmene per primo, non lei. Se potessi, farei il cambio: darei volentieri la mia vita se servisse a riavere quella di Alice. Ma purtroppo non è così", ha aggiunto l'uomo.
Marzoli l'ha descritta come "una ragazza meravigliosa, piena di vita. E una persona buona, che non ha mai fatto del male a nessuno". Lui, sua madre, Patrizia Montorsi, e il marito di Alice, Nicolas Negrini, hanno partecipato alle udienze del processo che dovrebbe concludersi in primavera.
"È molto doloroso stare in aula a sentire certe cose. – ha spiegato – È una grande fatica interiore. La mamma ci mette sempre due o tre giorni per riprendersi. Ma è meno difficile che stare a casa: se rimanessimo a casa soffriremmo ancora di più, sapendo che si parla di Alice e noi non ci siamo. Venire in aula per noi è un po’ un essere vicini ad Alice, non potremmo non farlo".
"Essere lì a processo come parte civile è un battersi per l’accertamento della verità. È una cosa che dobbiamo profondamente ad Alice, l’unica cosa che possiamo fare per lei adesso. Per lei, ma anche per le altre donne, per salvaguardare la vita di altre donne", ha detto ancora.
Secondo la madre e il fratello, durante alcune udienze ci sono stati momenti in cui Alice è sembrata l'imputata. "Noi ci teniamo a ricordare che Alice è la vittima e l’imputato è un altro. Sempre quest’unica persona individuata dagli inquirenti", ha spiegato il fratello della donna.
Secondo Marzoli, tutte le prove convergerebbero infatti contro Gaaloul, "ma non sta a me accusare. – precisa – C’è chi lo sta già facendo molto bene in aula, e ringrazio per tutto il grande lavoro che hanno fatto, e stanno facendo, gli inquirenti. Io credo davvero che Alice in qualche modo sia vicina ogni giorno a chi le ha voluto bene. E che sia insieme a noi in tribunale".