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Drone, corda da alpinista e Filo d’angelo, così un detenuto è evaso a Terni: “Confronto impari”

“Il mix devastante di carenza di personale e mancato adeguamento delle tecnologie, sta creando un confronto impari tra chi ha commesso reati e la Polizia Penitenziaria” hanno commentato i sindacati di polizia dopo la fuga da film di un detenuto 39enne dal carcere di Terni.
A cura di Antonio Palma
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Drone, corda da alpinista e filo d’angelo, così è evaso dal carcere di Terni il detenuto 39enne Roland Dedja che nella notte tra domenica e lunedì ha segato le sbarre della cella al terzo piano e si è dato alla fuga, facendo perdere le sue tracce. Una prima ricostruzione dell'accaduto, infatti, ha confermato i sospetti che erano emersi subito dopo la scoperta dell'evasione. Stando a quanto emerso finora, l'uomo, che era rinchiuso in una cella da solo, sarebbe stato fornito di tutto l'occorrente per la fuga attraverso un drone.

Il velivolo addirittura avrebbe compiuto più viaggi. Alla finestra della cella del detenuto sarebbe arrivato prima il cosiddetto Filo d'angelo, un filo diamantato adatto a segare i metalli delle sbarre, e infine una corda da arrampicata, di quelle in uso in alpinismo, lunga ben 50 metri. Così il 39enne ha potuto prima tagliare le sbarre e poi calarsi con tutta tranquillità giù dalla cella attraverso la finestra del bagno. Ad aspettarlo probabilmente avrà avuto dei complici, gli stessi che gli hanno fornito gli attrezzi per evadere.

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I complici avrebbero agito da sotto le mura del carcere ‘Castrogno' di Teramo, dal punto più basso della recinzione alta 20 metri. In pratica una parte della corda sarebbe stata fissata fuori dalle mura di cinta e l'altra fatta salire col drone fino alla cella. Il detenuto, una volta segate le sbarre, sarebbe sceso in diagonale, aggrappato alla lunga corda, fin sopra la sommità del muro da dove infine è saltato fuori.

Una fuga da film per il 39enne, detenuto per un'accusa di associazione a delinquere e spaccio di stupefacenti. Del resto non è nuovo a simili imprese visto che già nel 2010 era fuggito dal carcere di Pisa con un altro detenuto, calandosi con un lenzuolo oltre il muro di cinta. In quel caso venne ripreso dopo qualche mese ma la nuova fuga ha fatto scattare l'ennesimo grido di allarme dei sindacati di polizia penitenziaria.

“Se fosse confermata la versione del drone per l’evasione, ci troveremmo di fronte ancora una volta alla prova evidente del ritardo tecnologico con cui la Polizia Penitenziaria è costretta a lavorare per garantire la sicurezza delle carceri italiane" ha dichiarato Mirko Manna, del sindacato Fp Cgil Polizia Penitenziaria, aggiungendo: "Il mix devastante di carenza di personale e mancato adeguamento delle tecnologie, sta creando un confronto impari tra chi ha commesso reati e la Polizia Penitenziaria".

"Lo spettacolo è diventato indecoroso. Senza strumentazioni e mezzi adeguati di vigilanza e con organici sempre più ridotti la fuga dal carcere diventa semplice e diventa un modo spettacolare per sbeffeggiare lo Stato e le vittime dei criminali. C'è uno squilibrio palese tra mezzi tecnologici nella disponibilità della criminalità organizzata e l'inadeguatezza di quelli in possesso del personale penitenziario" ha dichiarato invece Aldo Di Giacomo, segretario generale del indacato Spp, secondo il quale al momento dell'evasione non sarebbero state funzionanti le telecamere di sorveglianza sul muro di cinta a causa di lavori in corso.

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