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Covid 19

Dove sono state segnalate le varianti covid in Italia: l’elenco delle Regioni

L’Italia ormai deve fare i conti con una ampia diffusione delle varianti covid. Queste mutazioni sono state segnalate in diverse regioni dove hanno dato vita anche a focolai più o meno estesi che hanno portato le autorità locali a far scattare zone rosse anche a livello di provincia. Secondo l’indagine condotta dall’Istituto superiore di sanità insieme al ministero della Salute, la variante cosiddetta inglese si stima abbia una percentuale del 17,8% di tutte le infezioni.
A cura di Antonio Palma
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Anche l’Italia ormai deve fare i conti con una ampia diffusione delle varianti covid, lo ha confermato l’indagine condotta dall'Istituto superiore di sanità insieme al ministero della Salute e ai vari laboratori regionali che hanno raccolto i dati sul campo. In particolare nel nostro Paese la variante più diffusa è quella cosiddetta inglese che si stima abbia una percentuale del 17,8% di tutte le infezioni registrate attualmente, u dato in linea con quello degli latri principali Paesi europei. Una circolazione molto diffusa quindi, in particolare nelle regioni centrali del Paese dove per prima è emersa e che probabilmente porterà questa variante covid a diventare quella prevalente nei prossimi mesi, secondo una previsione dello stesso Iss.

Variante covid inglese destinata a diventare predominante in Italia

Quella inglese però è solo una delle varianti del virus individuate in Italia anche se la più diffusa. Il virus fatti muta continuamente e sono già state isolate centinaia di varianti, anche se la maggior parte di queste non cambia le caratteristiche principali del virus. A preoccupare in particolare sono alcune di queste varianti come quella brasiliana e sudafricana che oltre a essere più contagiose al pari di quella inglese, dai primi studi paiono essere anche più mortali e resistenti ai vaccini finora in commercio e approvati dagli enti preposti. Queste mutazioni sono state segnalate anche nel nostro Paese in diverse regioni dove hanno dato vita anche a focolai più o meno estesi che hanno portato le autorità locali a far scattare zone rosse anche a livello di provincia.

Umbria

Una delle regioni dove l’allarme è più alto è l’Umbria che ha visto un’accelerazione dei contagi covid che ha portato la regione in zona arancione. Una incidenza che per gli esperti può dipendere proprio dalle varianti che sono più contagiose. Già nelle scorse settimane erano stati individuati almeno 18 casi di variante inglese e 12 di quella brasiliana, soprattutto nell'area tra il Perugino e il Trasimeno che non a caso erano già state proclamate zone rosse. Ora quasi due terzi del territorio è zona rossa.

Abruzzo

Decine di casi di variante covid segnalati anche nelle vicine Marche ma a preoccupare è soprattutto l’Abruzzo dove l’impennata di casi ha portato a mini zone rosse locali con le province di Pescara e Chieti che si aggiungono alla provincia di Perugia e ai sei comuni del Ternano. Massima allerta anche nelle province di L'Aquila e Teramo visto che, secondo le stime, le variante covid sono responsabili ormai della metà dei contagi in Abruzzo.

Molise

Molti casi di variante covid inglese segnalati anche in Molise soprattutto nell'area del Basso Molise dove si va verso un allargamento della zona rossa come anticipato dal governatore Donato Toma. La stragrande maggioranza dei campioni inviati dalla Asrem all’istituto Zooprofilattico di Teramo infatti era caratterizzata dalla cosiddetta variante inglese

Lombardia

Tornando al nord, in Lombardia si stima che le varianti  Covid-19 siano presenti in nel 30% dei tamponi positivi. Al 10 febbraio nella regione sono stati accertati 128 casi di varianti: quasi esclusivamente quella inglese ma in un caso anche quella brasiliana. Secondo la regione è possibile che nelle prossime settimane le varianti prendano il sopravvento passando al 60/80% del totale. A Corzano, nel Bresciano, nei giorni scorsi è risultato positivo alla variante inglese il 10% dei 1.400 abitanti:

Liguria

Anche in Liguria i campioni analizzati hanno indicato una alta percentuale di varianti covid. Le zone più colpite sono quelle dei distretti sanitari di Ventimiglia e di Sanremo. “Le varianti devono essere studiate in tutti i laboratori, ma credo che quella inglese sia già molto diffusa in tutta Italia e difficile da contenere. Meglio rivolgere un’attenzione particolare a quella africana e a quella brasiliana” ha spiegato Matteo Bassetti, responsabile di Malattie Infettive dell’Ospedale San Martino di Genova.

Friuli Venezia Giulia

Anche i Friuli Venezia Giulia la variante inglese è stata rilevata in diversi tamponi positivi raccolti a campione agli inizi di febbraio. A Trieste inoltre per la prima volta in Italia è stata individuata un'ulteriore mutazione del virus, detta mutazione pediatrica perché colpisci in particolare modo i bimbi anche se non appare più pericolosa di quella attuale.

Veneto

Anche nel vicino veneto "Quasi il 20% dei 182 tamponi campione presenta la variante covid inglese", ha detto il presidente Luca Zaia. Nella regione, stando all’ultino report dell'Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie (IZSVe), da novembre individuate 11 diverse varianti covid.

Toscana

Analoga percentuale di variante covid inglese riscontrata anche nei campionamenti fatti finora in Toscana, altra regione che ha visto una impennata di casi e passata quindi in zona arancione. Secondo l'indagine a campione, tra le province di Arezzo, Grosseto e soprattutto Siena il 20% dei casi sono dovuti alla variante. Nella zona Centro (Firenze, Prato e Pistoia) Il tasso di casi dovuto a variante è dell’8,4% rispetto al totale.

Iss: "Vigilanza alta per individuare varianti covid"

Casi di variante covid son stati segnalati in minima parte anche in altre regioni da nord a sud anche se in queste ultime in incidenza minore. Per gli esperti però anche qui i numeri sono destinati a crescere. Nei prossimi giorni l’indagine sarà ripetuta, per verificare la velocità di diffusione della nuova variante. La vigilanza deve restare alta per individuare quelle varianti che potrebbero peggiorare la situazione in termini di trasmissibilità, sintomatologia o sensibilità nei confronti di vaccini e anticorpi, tenendo presente che questi ultimi possono essere comunque modificati per adeguarli alle versioni più pericolose” spiegano dall’Iss

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