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Dove sono finiti i fondi per l’accoglienza degli immigrati in Calabria?

Da giorni i sindaci di Riace ed Acquaformosa ed un operatore sociale a Caulonia sono in sciopero della fame. Motivo? Il ritardo nell’erogazione dei fondi da parte della protezione civile per i profughi, che ora sono senza cibo ed elettricità. E pensare che la cittadina della Locride, nota anche per i bronzi, è ormai da anni riconosciuta universalmente come modello di accoglienza dei rifugiati. Tutto ciò ora rischia di scomparire.
A cura di Biagio Chiariello
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Dove sono finiti i fondi per l'accoglienza degli immigrati in Calabria?

«Stiamo male, ma non mangeremo». E' un significativo stralcio della lettera aperta inviata al governatore della Calabria Giuseppe Scopelliti (Pdl) da Giovanni Maiolo, operatore sociale a Caulonia, in sciopero della fame da ben sei giorni. Con lui protestano, allo stesso modo, Domenico Lucano e Giovanni Manoccio, rispettivamente sindaci di Riace ed Acquaformosa, insieme per dare attualità alla situazione vissuta da alcuni comuni calabresi che da mesi non ricevono i contributi per la normale gestione dei progetti di accoglienza migranti. Senza fondi, l’accoglienza di richiedenti asilo e rifugiati è praticamente impossibile. «I ritardi nell'erogazione – prosegue Maiolo – creano enormi tensioni sociali con i migranti e rischiano di provocare una crisi umanitaria» Il messaggio è molto sintetico: finché i fondi non saranno sbloccati, lo sciopero della fame continuerà.

Alcuni dei rifugiati sono ridotti alla fame, altri non sono in grado di pagare le bollette e sono costrette a vivere senza energia elettrica. Ma a preoccupare i sindaci non è solo la grave situazione vissuta dai migranti. Come scrive il sito ConfiniOnline.it, c'è il pericolo che un modello virtuoso di integrazione come quello di Riace possa giungere al collasso. «I progetti di Riace, Caulonia ed Acquaformosa testimoniano come sia possibile accogliere i migranti in modo umano e solidale promuovendo allo stesso tempo sviluppo locale, ma ora sono in serio pericolo» denunciano i fautori della protesta. «La Protezione civile da un anno non eroga i finanziamenti dovuti peri progetti Emergenza Nord Africa, nonostante si tratti di fondi da tempo già stanziati dal Governo».

Che fine hanno fatto i soldi? La gestione del progetto, Emergenza nord Africa (nato nell'aprile 2011 per contrastare l'emergenza immigrazione) è affidata alla Protezione civile. «Ci hanno detto che i fondi sono stati erogati», spiega Giovanni Maiolo a Linkiesta «ma non è stato chiesto il parere preventivo della Corte dei conti, per cui ora esiste un conflitto tra la protezione civile calabrese e la Corte dei conti». Insomma,  il timore è che i soldi siano rimasti impigliati nelle maglie vischiose della burocrazia. E' certo, invece, che di questa situazione ne soffre pure la popolazione dei tre comuni calabresi. «Qui aspettiamo ancora 125 mila euro», racconta Giuseppe Capparelli, impiegato di Acquaformosa, nel pezzo di Lidia Baratta. «Lo scorso anno abbiamo ricevuto solo una mensilità, per il resto ci siamo arrangiati chiedendo prestiti alle banche per garantire vitto e alloggio agli immigrati e cercare di pagare gli stipendi degli operatori, che ormai da un po’ si mesi sono costretti a lavorare come volontari».

Eppure Riace è il «Paese dell’accoglienza». Questo è il messaggio che i turisti leggono non appena entrano nel comune famosa anche per i Bronzi, ritrovati in mare nel 1972. La comunità è arrabbiata, si chiede: "come è possibile che il Governo si sia dimenticato di noi?". La particolarità del modello di Riace è stata quella di saper congiungere due necessità, quella degli immigrati di trovare un tetto sotto cui vivere e quella di contrastare l'esodo degli "emigranti" della Locride in cerca di lavoro. Se la popolazione di Riace non si è dimezzata, lo si deve proprio all'arrivo degli stranieri, spesso respinti in altre zone d'Italia, che hanno portato alla rinascita della zona e, soprattutto, ai finanziamenti europei e della banca etica. Si è così realizzato un modello d’integrazione che è stato universalmente riconosciuto come un esempio da seguire.  Insomma, il caso di Riace ci fa capire che l’immigrazione può e deve essere considerata un’opportunità.

Ora, però, tutto ciò rischia di scomparire. Domani mattina è prevista una manifestazione di protesta a Riace. «Aiutateci a mantenere viva l'alternativa ai Cara, ai respingimenti, alle galere etniche e alla clandestinizzazione dei fratelli e delle sorelle migranti, per un'accoglienza tra diversi, che sia umana e solidale. Ribadiamo che in assenza di risoluzione piena del problema continueremo il nostro sciopero della fame» concludono Lucano, Maiolo e Manoccio.

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