Dora Lagreca si è suicidata? Un farmaco e una pozza d’acqua avvalorano la tesi dell’incidente
A quasi un mese dalla tragica morte di Dora Lagreca, consumatasi nella notte tra l’8 ed il 9 ottobre, iniziano ad emergere alcuni dettagli rilevanti sulla dinamica dell’accaduto. Dettagli in grado di sconfessare sia la pista dell’omicidio che quella del suicidio, avvalorando quella della caduta accidentale. Tuttavia, nel rispetto dell’attività investigativa e delle tempistiche che essa esige, è possibile allo stato affermare la matrice determinante degli esiti degli esami dei RIS di Roma e degli accertamenti tecnici irripetibili. Intanto, Antonio Capasso resta indagato per il reato di istigazione al suicidio.
La scena del crimine
Le morti da caduta sono sempre molto complesse da ricostruire. In questo caso, però, l’analisi dattiloscopica delle impronte presenti sul parapetto e l’esame della posizione in cui è stato rinvenuto il corpo di Dora potranno essere dirimenti.
Stando infatti ad indiscrezioni, sui 2 metri e mezzo di balaustra repertati dai RIS di Roma, sarebbe stata isolata l’impronta di una mano di Dora. E in proposito, Antonio Capasso ha raccontato che la stessa si sarebbe appoggiata sulla lamiera prima di cadere.
Ricapitolando. Dora a notte fonda, prima di cadere nel vuoto, sarebbe uscita sul balcone completamente nuda, con addosso soltanto gli orecchini e il braccialetto a forma di cuore dal quale non si separava mai. Ma senza le batterie per l’udito.
È possibile che si sia trattato di un incidente?
Proviamo ad analizzare tutti gli elementi circostanziali. Sappiamo che Dora e Antonio rientrano da una serata trascorsa con amici. L’uomo, unico testimone, racconta di aver avuto una discussione con la fidanzata tragicamente degenerata nel suicidio. Nonostante vi fosse stato un tentativo di impedirle di gettarsi nel vuoto. Sono le 2.27 del 9 ottobre e Capasso chiama i soccorritori del 118. Ma Dora, già priva di coscienza, morirà poco più di due ore dopo in ospedale.
Ricostruzione Criminodinamica
Durante la lite con il fidanzato, Dora esce sul balcone al quarto piano del palazzo di via Di Giura, piove a dirotto ed è buio. Tra la porta finestra e il pavimento c’è un gradino alto circa 30 cm.
Dalle immagini girate dagli inquirenti sul balcone, il giorno successivo alla tragedia era sempre presente una pozza d’acqua ristagnante tra la porta finestra ed il parapetto.
È possibile che Dora, scalza, in piena notte – durante un’accesa discussione – sia malauguratamente scivolata nella pozzanghera e, pur aggrappandosi alla balaustra, non sia riuscita a salvarsi?
L’ipotesi appare verosimile. Dora era infatti alta circa 1.60 ed il parapetto – quasi attaccato alla porta finestra – è alto circa 66 cm.
Ma vi è di più. Durante l’attività di sopralluogo, gli inquirenti hanno sequestrato nella mansarda una compressa per combattere le vertigini. Compressa assunta da Dora quando i suoi problemi di udito le causavano perdite di equilibrio e difficoltà nella coordinazione dei movimenti. Che quella notte Dora sia stata colpita da una sindrome vertiginosa?
Quanto sopra renderebbe ragionevolmente verosimile ritenere che possa essersi trattato di un incidente. A confermare questa ipotesi, oltre a quanto affermato sempre con veemenza da parenti e amici che non hanno mai creduto al suicidio, ci sarebbe la traiettoria della caduta: a piombo.
Ma allora perché il fidanzato parla di suicidio? Perché non denunciare la fatalità dell’accaduto? In fondo, lui stesso ha parlato del tentativo di Dora di sorreggersi alla lamiera presente sul muretto di protezione.
L’analisi degli apparecchi elettronici
Gli inquirenti sperano di trovare informazioni utili anche dal telefono cellulare e dal tablet di Dora. Particolare attenzione verrà prestata alle chat, all’elenco chiamate, alle fotografie, ai filmati ed alla navigazione via web.
L’attività di comparazione non verrà invece effettuata sui dispositivi nella disponibilità di Capasso.
Difatti, gli inquirenti non hanno sequestrato né il telefono né gli altri apparecchi elettronici di sua proprietà, ritenendo sufficiente quanto raccontato ed esibito agli stessi la notte dalla tragedia.