Dora Lagreca, la caduta di spalle e le impronte sulla balaustra: perché potrebbe non essere suicidio
Dora Lagreca è morta nella notte tra venerdì e sabato 9 ottobre 2021, precipitando dal quarto piano di un palazzo di rione parco Aurora, a Potenza, di rientro da una serata trascorsa in compagnia di amici e del fidanzato Antonio Capasso. Fin da subito, i riflettori si sono accesi su quest’ultimo, unico testimone di quella tragica notte. Capasso, dopo essere stato sottoposto ad una consulenza medico-legale su disposizione della Procura, per verificare l’eventuale presenza sul suo corpo di graffi ed ecchimosi, resta al momento indagato per istigazione al suicidio. E mentre i parenti escludono categoricamente la possibilità che la ragazza possa essersi volontariamente tolta la vita, emergono le prime indiscrezioni dall’autopsia.
Il sopralluogo dei RIS
Durante il sopralluogo nell’appartamento di Capasso, i RIS hanno sequestrato quattro valige di reperti. Tra questi, rilievo investigativo determinante hanno i 2 metri e mezzo di balaustra in metallo prelevati dal parapetto. Difatti, attraverso le analisi di matrice dattiloscopica, sarà possibile capire se la ragazza ha provato disperatamente ad aggrapparsi prima di cadere. In quest’ottica, dunque, particolare attenzione dovrà essere prestata alle impronte digitali eventualmente presenti. Se quest’ultime risulteranno ben definite, la presa sul parapetto è stata verosimilmente lenta e, quindi, sarà plausibile ritenere che Dora ha provato ad afferrare quest’ultimo nell'estremo e disperato tentativo di salvarsi. Se invece risulteranno strisciate, sarà realistico supporre che il contatto con l’alluminio è avvenuto in maniera veloce.
Tutte le ipotesi possibili sulla caduta di Dora
Le indiscrezioni emerse dalle risultanze dell’autopsia rivelano che il corpo della ragazza avrebbe impattato sul cortile con la schiena urtando prima contro una parabola. Dunque, Dora sarebbe caduta voltata di spalle. Un’ipotesi questa, se confermata, che metterebbe fortemente in discussione l’ipotesi del gesto volontario. In questo senso, se Dora si fosse gettata di propria iniziativa, sarebbe caduta frontalmente. Una simile considerazione potrebbe dunque presto indurre gli inquirenti a prediligere così la pista omicidiaria.
Al contrario, se qualcuno l’avesse spinta giù, il suo corpo avrebbe seguito una traiettoria diagonale cadendo a qualche metro di distanza dall’edificio. Ma lei, allo stato, risulterebbe caduta a piombo. Resterebbe infine da vagliare l’ipotesi della tragica fatalità. Quella sera, a seguito del litigio, nel tentativo di richiamare l’attenzione del fidanzato, Dora potrebbe essere uscita in terrazza nuda, aver perso l’equilibrio in conseguenza del pavimento bagnato e – stante l’inadeguatezza del parapetto, alto poco più di 60 cm – essere così precipitata nel vuoto. La traiettoria del corpo in questo caso sarebbe giustificata da un tentativo estremo di aggrapparsi al piccolo cordolo di protezione. Teoria quest’ultima difficilmente dimostrabile. Data la complessità della dinamica e l’unica testimonianza disponibile, per la risoluzione del caso saranno determinanti la relazione dei RIS e quella del medico legale.