Dopo la morte di John Durkin, accuse dagli Usa: “In Italia troppo facile comprare alcool”
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La vicenda del giovane studente statunitense John Durkin è stata per qualche ora al centro della cronaca locale: la sua scomparsa, nella notte tra mercoledi e giovedi nella zona di Campo de' Fiori, era stata segnalata dai suoi amici che avevano lanciato anche un appello pubblico. Poi, nella notte fra giovedì e venerdì il ritrovamento di un cadavere con le gambe tranciate di netto da un treno in una galleria tra le stazioni San Pietro e Trastevere, e successivamente il riconoscimento del corpo da parte dei genitori del ragazzo, che si trovava in Italia per uno scambio culturale della durata di sei mesi.
Sono di queste ore però, come riporta il Corsera, le polemiche sulla stampa e sui network televisivi esteri. Da più parti si sottolineano le "circostanze misteriose che hanno portato alla morte del giovane campioncino di football, linebacker della Bates University nel Maine", ma soprattutto, si legge, sono "molti, comunque, a puntare il dito contro il pub crawling, la moda dei i tour alcolici a basso prezzo offerti da alcune organizzazioni che trascinano, soprattutto i giovani anglosassoni, nei locali romani, da una bevuta all’altra". Sotto accusa sarebbe l'assenza di controlli, che consentirebbe la vendita di superalcoolici anche a giovanissimi e che per la comunità statunitense in Italia è uno dei problemi: "Qui è tutto free, c’è tutto a disposizione ed è naturale che i ragazzini impazziscano per questa libertà: anzi, proprio questo fatto di bere per strada (una cosa che è illegale nei paesi anglosassoni e negli Stati Uniti) fa loro perdere il controllo. Bevono finché non capiscono più niente e poi la serata finisce in tragedia".