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Dopo l’omicidio-suicidio di Adria, le banche chiedono le spese funebri

Romano Borin è l’imprenditore di 62 anni che nel 2010, ad Adria, uccise la moglie e poi si tolse la vita. La situazione finanziaria in cui si trovava la sua società non gli lasciò via d’uscita, secondo quanto si apprende dal suo memoriale.
A cura di B. C.
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Torna alla ribalta, dopo circa quattro anni, l’omicidio suicidio di Valliera di Adria (Rovigo). Era il 25 gennaio 2010 quando Romano Borin, 62 anni, uccise la moglie di 59 anni, Dubrilla Moschini, casalinga, e poi con un colpo di pistola uccise sé stesso. Una tragedia dietro la quale ci sarebbero le banche, almeno secondo quanto si evince dal memoriale in cui l'imprenditore chiarisce i motivo per i quali voleva farla finita. non vedendo via d’uscita dalla drammatica situazione economica in cui si versava la sua società. “Dal memoriale si evince – si legge in un passaggio dell’esposto della figlia Marzia, come riportato oggi da Il Messaggero – che Borin fosse conscio che tali operazioni bancarie gli avrebbero impedito il proseguimento di qualsiasi attività. Ultimamente ci è stato chiesto anche di restituire l’oro di famiglia e i pochi soldi lasciati per le spese funebri. Questo non lo accettiamo”. Quella dei coniugi Borin fu una tragedia che si andò ad aggiungere a quella avvenuta negli anni Novanta, quando  Mirco, il loro figlio nato nel 1976, morì per una fuga di monossido di gas mentre si trovava in un collegio piemontese.

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