C'è qualcosa di tragico e comico, a volte, nella politica italiana. Dopo l'Imu prima casa, la cui rata di giugno è stata solo rinviata, tocca all'Iva. Monti lo scorso anno ha fissato l'aumento di un punto per luglio 2013. Ora tutti dicono che sarebbe un dramma per il Paese, già piegato nei consumi, e nella produzione, e nel lavoro. Bloccare l'aumento, però, costa 6 miliardi. Dove prendere i soldi? Il mantra è lo stesso: tagliare la spesa pubblica o mettere una patrimoniale. Ma nessuno specifica cosa, dove, come, e soprattutto quando. Nell'indecisione, avanza un'altra brillante proposta. Rinviare l'aumento Iva ad ottobre. Prendono tempo. Rinvio dell'Imu, rinvio dell'Iva, rinvio di tutto. Un perpetuo tempo supplementare, aspettando non si sa che. Forse la provvidenza, forse la mano di Dio, forse un colpo di fortuna, forse addirittura niente. La repubblica dell'attesa, eternamente sospesi tra la tragedia e la farsa. Solo che la tragedia è il nostro quotidiano, e la farsa loro.