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Opinioni

Dopo Balotelli, ecco l’effetto Merkel: ma che fine ha fatto la politica?

Le ultime rilevazioni dei sondaggi elettorali mostrano solo minime oscillazioni dei flussi di consenso: eppure c’è chi è pronto a scommettere sull’effetto Balotelli, quantificandolo in 1 – 2 punti percentuali. Che corrispondono a circa 700mila voti. Per non parlare del temuto “effetto Merkel”…
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Se una campagna elettorale verte sull'acquisto di Balotelli probabilmente vuol dire che c'è qualcosa che non va. Perché un conto è sottostare alla dittatura dei sondaggi, un altro è non rendersi conto del superamento totale dei limiti di decenza, accettando senza opporre la minima resistenza intellettuale al pensiero che vuole oltre 700mila italiani convinti a votare per Silvio Berlusconi dall'acquisto di un 22enne calciatore dalle (forse) grandi potenzialità.

Un discorso in parte simile andrebbe fatto sul cosiddetto "effetto Merkel": la favoletta in base alla quale più si prendono le distanze dalla cancelliera tedesca, più si aumentano i consensi fra gli italiani. In questo senso, ci sembrano assolutamente sensate le parole di Roberto Weber, Swg: "Novanta secondi nei Tg della sera con le immagini di Monti e della Merkel non spostano un voto". Figuriamoci se gli italiani credono poi alle storielle che vogliono Berlusconi paladino della "fiera lotta all'usurpatore tedesco", Monti "avversario risoluto della cancelliera" o Bersani "stimato e temuto" in quel di Berlino (almeno finché la CDU non perderà le elezioni a settembre…).

La verità è che "un singolo episodio difficilmente sposta voti", ma che andrebbe sempre considerato nel quadro d'insieme. E che, in ogni caso, le direttrici principali su cui si gioca la partita dei consensi sono due: la capacità di mobilitare e motivare (o al contrario di deprimere) coloro che già sono intenzionati a votare un determinato partito; la possibilità di riportare alle urne sfiduciati, delusi, indifferenti. Ed ogni mossa, dichiarazione, alleanza o polemica andrebbe letta secondo queste coordinate. Una considerazione del resto, comunque evidenziata dai sondaggi (si veda anche la nostra rilevazione), che mostrano oscillazioni minime e sempre legate ad un complesso "gioco delle parti", in larga misura legato al riposizionamento "interno" degli elettori già orientati politicamente.

Teoricamente poi, bisognerebbe andare oltre e provare a capire in che cosa gli schieramenti in campo si differenzino, anche se si tratta di una operazione tutt'altro che semplice. Soprattutto quando la propaganda e la timidezza costringono la totalità dei partiti a dire sostanzialmente le stesse cose su questioni "estremamente sentite" dall'opinione pubblica. Costi della politica, lavoro, Europa e tasse soprattutto. Poi, poco importa che negli anni i comportamenti e le pratiche politiche abbiano rimandato immagini sostanzialmente diverse rispetto alla propaganda sbandierata in questi giorni. Del resto, la memoria corta degli italiani è proverbiale. E non c'è rilevazione che tenga.

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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