Donna uccisa a Città di Castello: resterà in carcere il figlio arrestato per omicidio

AGGIORNAMENTO ORE 14.50 – Federico Bigotti resta in carcere – Stava per uscire dal carcere dove è rinchiuso da oltre una settimana, ma invece Federico Bigotti rimarrà in cella. Ha ricevuto infatti una nuova ordinanza di custodia cautelare proprio mentre stava per essere scarcerato, come si è appreso da fonti difensive. La nuova ordinanza cautelare, che praticamente rende di fatto il precedente provvedimento, è stata notificata a Bigotti dai carabinieri del reparto operativo di Perugia che hanno condotto le indagini, coordinate dalla procura del capoluogo umbro.
Federico Bigotti, il 21enne arrestato una decina di giorni fa per l’omicidio della madre Annamaria Cenciarini a Città di Castello, presto uscirà dal carcere. E’ il colpo di scena che pochi minuti fa è arrivato dal Tribunale del riesame di Perugia. I giudici hanno infatti annullato l'ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa nei suoi confronti per questioni procedurali. Il collegio ha quindi disposto "l'immediata liberazione" del giovane, presunto omicida.
Perché Federico Bigotti sarà scarcerato
La richiesta è stata accettata a seguito di un “errore procedurale” eccepito dai due avvocati. Come si legge nel dispositivo non sarebbero stati consegnati dalla Procura di Perugia tutti gli atti al tribunale del Riesame entro i cinque giorni disponibili. La difesa di Bigotti ha evidenziato come i verbali di sommarie informazioni rese dal padre Antonio Bigotti, dal fratello e dalla cognata dell’indagato, “pur posti a sostegno della misura cautelare, non sono stati trasmessi al Tribunale del riesame”. Un atto che, secondo i giudici Narducci, Verola e Semeraro, sarebbe “effettivamente determinante ai fini dell’applicazione della misura” , scrivono elencando tutta la giurisprudenza per la quale “l’omessa o tardiva trasmissione al Tribunale del riesame dei verbali di sommarie informazioni testimoniali, espressamente menzionati nell’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip, determina la perdita di efficacia del provvedimento coercitivo […] in quanto trattasi di atti di natura sostanziale, essenziali per delineare il quadro indiziario risultante dagli elementi presentati a sostegno di essa”.
L'omicidio di Città di Castello
La vittima, 55 anni, era stata rinvenuta cadavere in casa (un casolare isolato sulle colline che circondano Città di Castello, in località Varesina) colpita da una decina di coltellate che l’avevano raggiunta tra l’addome e la gola, recidendo la carotide. Con lei, al momento dei fatti, c’era solo Federico, il figlio. Il ragazzo avevano sostenuto di aver visto la madre colpirsi con un coltello da cucina nella loro abitazione. Versione ritenuta, sin dai primi istanti, poco credibile dagli inquirenti, che prima lo hanno indagato per omicidio e poi arrestato.