Donna strangolata con un laccio a Siena: chiesto l’ergastolo per i due sospetti assassini
Per lo zio ergastolo con isolamento diurno per un periodo di tempo di dodici mesi e per la nipote ergastolo con isolamento diurno per un periodo di otto mesi: sono le richieste di condanna del pubblico ministero Sara Faina nell'ambito del processo per la rapina e l'omicidio di Annamaria Burrini, 81 anni, avvenuto il 26 settembre del 2022 in un palazzo di Largo Sassetta, in una zona vicina al centro storico di Siena.
Sotto accusa ci sono un uomo di 41 anni e una donna di 27, familiari ed entrambi d'origine ucraina. Stando a quanto emerso dalle indagini Burrini sarebbe stata strangolata con un laccio e le sarebbero stati sottratti soldi e gioielli, dopo un tentativo fallito di narcotizzarla con un sonnifero messo in un succo di frutta.
Oggi, nell'aula della Corte d'assise del tribunale di Siena, il pm ha pronunciato la sua requisitoria, durata sei ore, e poi ha formulato le richieste di condanna davanti ai giudici popolari e al presidente della Corte Fabio Frangini. "Un efferato reato, una rapina barbaramente perpetrata: gli imputati avevano debiti da ripianare visto che conducevano una vita al di sopra delle loro possibilità. Sopprimere la signora Burrini ed impossessarsi dei suoi beni materiali era una comoda via di uscita, l’uccisione è stata preventivata e accordata in precedenza, una evenienza calcolata come unica possibilità per perseguire i loro venali obiettivi".
Il pm ha ripercorso l’inchiesta sul delitto, le prove e gli indizi raccolti, che "oltre ogni ragionevole dubbio", indicano nello zio 41enne l’esecutore materiale del delitto dell’anziana, strangolata con un laccio di scarpa, eseguito in concorso con la nipote . Una azione premeditata e dalla “precisa progettualitá”, ha affermato il pubblico ministero, e messa in atto per “conseguire ad ogni costo” il movente economico di asportare l’ingente bottino della signora nascosto in casa (mai però trovato) per coprire alcuni debiti contratti.
I due, secondo l’accusa, dopo un primo tentativo fallito di rapina nei mesi precedenti, nel secondo avrebbero “preventivato l’uccisione” avvicinando la Burrini – che conosceva il suo omicida – con il falso interesse per un suo fondo immobiliare. Fallito il tentativo di narcotizzarla, per il pm il 41enne l’avrebbe soffocata con un laccio mentre le donna era seduta in cucina; a confermarlo sarebbero le sue impronte del DNA sul solco del collo. I due poi, “sviando e rallentando” le indagini, hanno spostato il corpo nella stanza da letto della vittima, chiudendo a chiave la camera e facendo sparire il suo telefono.