video suggerito
video suggerito

Donna racconta: “Avevo tumore da 3 kg e nessuno in UK se n’è accorto, mi hanno salvata a Pesaro”

Pamela Baraschi, 54 anni, ha raccontato in una lettera aperta il suo calvario iniziato in Inghilterra e finito in Italia.
A cura di Davide Falcioni
30 CONDIVISIONI
Immagine

Una donna di 54 anni di Porto S.Giorgio (Fermo), da tempo residente in Inghilterra per lavoro, ha raccontato in una lettera pubblicata dal Resto del Carlino, di aver avuto un tumore di tre chili, ma che – malgrado le numerose visite fatte – nel Paese anglosassone nessuno si era accorto di cosa avesse. Pamela Baraschi – questo il nome della paziente – ha quindi riferito di aver ricevuto la diagnosi corretta all'ospedale di Pesaro, dove è stata curata e salvata.

"Inizio a stare male con tosse continua e febbre elevata verso fine dicembre 2022, ma poiché non sono solita precipitarmi dal dottore, decido di non farlo, sperando passi tutto spontaneamente con antipiretici. Prendo un appuntamento con il mio medico di base inglese, che fa la diagnosi di una probabile polmonite, prescrivendomi un antibiotico. Torno da lei più volte, ma la dottoressa non ritiene opportuno farmi eseguire un rx torace di conferma, mi sottopone a un elettrocardiogramma da cui nulla si evince. Faccio delle analisi del sangue, emerga un significativo stato infiammatorio-infettivo", racconta Baraschi nella sua lettera aperta.

"Finalment – aggiunge – mi indirizza alla esecuzione di una radiografia toracica che esclude la polmonite. Sto sempre peggio, le dico che non riesco a mangiare, a respirare. Anche questa volta vengo trattata con sufficienza. (…) Invio una mail alla dottoressa dimostrandomi anche un po’ alterata, in cui spiego tutto. Lei mi risponde con due righe. Da lì in poi non si fa più sentire. Sono esausta, il giorno dopo il dottore che mi visita in emergenza in ospedale palpando la pancia per la prima volta da quando tutto è cominciato, mi riferisce che ho liquido nel ventre (in Italia scoprirò che era ascite addominale, non un buon segno). A quel punto quello che dicono i medici del pronto soccorso diventa confuso".

"Quello che non sapevo era che avevo alle mie spalle una piccola armata italiana di 5 persone per nulla convinte di come mi stessero curando. Erano i miei due fratelli, Ivan e Manuela, due carissime amiche Simona e Stefania, e un formidabile dottore, Danilo Gioacchini di Spoleto, che mi ha messo su un aereo e spedita in Italia. A quel punto, non riuscivo più a camminare, ero stremata, in carrozzina. Danilo mi accompagna al Pronto Soccorso di Spoleto, dove sono accolta da un personale eccezionale. Tutti vedendo le condizioni in cui ero, non si spiegavano perché non fossi stata ricoverata. Dopo 4 ore a Spoleto ho la diagnosi che in Inghilterra non sono riusciti a darmi: c’è una massa nel mio ventre, molto voluminosa, probabilmente un tumore ovarico", prosegue la 54enne.

"I medici non capiscono come l'ecografista in Inghilterra non l'abbia vista. Vengo ricoverata alla chirurgia oncologica di Pesaro diretta da Alberto Patriti, dove mi sottopongono alle procedure preoperatorie, tra cui una visita ginecologica, durante la quale la specialista mi chiede da quanto tempo non facessi visite di controllo. Rispondo che non ne avevo più fatte in Inghilterra. Il giorno dopo mi operano. L'intervento, mi racconterà il mio amico medico, è stato lungo, elaborato, preciso. Alberto Patriti, coadiuvato da una eccezionale equipe di chirurghi, con un’età media di 35 anni, ha condotto un intervento eccezionale, rivolto alla eradicazione totale della neoplasia, del peso di oltre tre chili. Quello che ricordo al risveglio dall’anestesia è il rendermi conto che per la prima volta stavo respirando dopo mesi dal naso. Sono stata fortunata ad avere avuto quelle 5 persone che hanno combattuto la mia battaglia. Soprattutto ho avuto la fortuna di essere Italiana", conclude la donna.

30 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views