Donato Bilancia è morto di Covid, il serial killer delle prostitute scontava 13 ergastoli
Donato Bilancia, serial killer condannato a 13 ergastoli per diciassette omicidi e 16 anni per un tentato omicidio, è morto per Covid al carcere Due Palazzi di Padova. I delitti attribuiti a BIlancia sono avvenuti tra il 1997 e il 1998 tra la Liguria e il Piemonte. Tra quelli efferati c'è l'omicidio commesso il 12 aprile '98, sull'Intercity La Spezia-Venezia, quando scassinò la porta del bagno del vagone e sparò a Elisabetta Zoppetti, uccidendola. Venne arrestato nel 1998, a tradirlo fu l'auto usata per alcuni suoi spostamenti. Era noto anche come il serial killer delle prostitute. Bilancia scontò i primi anni di prigione al carcere di Marassi a Genova, per poi essere trasferito nel penitenziario euganeo negli ultimi anni.
Chi era Donato Bilancia
Nato a Potenza nel 1951, il giovanissimo Donato Bilancia si trasferì con la famiglia nel Nord Italia, prima ad Asti e poi a Genova. Qui, complice anche il rapporto complicato con i genitori, iniziò sin da ragazzino a rubare e a compiere diversi atti criminali. Per uno di questi, nell’estate del 1971, anche il Tribunale di Cuneo lo condannò a tre mesi di reclusione con multa annessa per un furto. Nulla a confronto di quello che sarebbe accaduto di lì a una ventina di anni. Tra il 1972 e nel 1990 finì due volte in coma a causa di gravi incidenti stradali, che ne segnarono il fisico, mentre nel 1987 fu estremamente ferito dalla morte per suicidio del fratello Michele, gettatosi sotto un treno a Genova, con in braccio il figlio di quattro anni. Una serie di eventi che in qualche modo acuirono i disturbi di Bilancia. La sua follia omicida si palesò per la prima volta il 16 ottobre 1997, quando strangolò Giorgio Centanaro, proprietario di una bisca clandestina, reo di averlo truffato al tavolo da gioco. In quella circostanza, però, gli inquirenti archiviarono il caso stabilendo che Centenaro era deceduto per cause naturali.
Il killer dei treni/prostitute
Dopo aver compiuto altri due omicidi legati a questioni economiche nel mese di ottobre, tra gennaio e aprile 1998, l'allora 47enne compì diversi assassini plurimi, portando a diciassette il numero di vittime. Bilancia le sceglieva causalmente: prima dei metronotte, quindi delle prostitute con cui l'uomo aveva consumato un rapporto sessuale, infine persone ammazzate apparentemente senza motivo, a bordo di treni piemontesi e liguri.
L'arresto e la condanna
Ad incastrarlo, in modo praticamente casuale, fu un episodio apparentemente di poco conto. Bilancia aveva acquistato senza passaggio di proprietà una Mercedes dall’amico Pino Monello, con la quale incorse in diverse multe, perché era solito accodarsi all’auto che lo precedeva ai caselli autostradali, per evitare il pedaggio. Vistosi inondato di contravvenzioni, Monello lo denunciò, innescando involontariamente le ricerche dei Carabinieri, che stavano proprio cercando una Mercedes, su segnalazione di Lorena Castro, il transessuale scampato alla furia di Bilancia, che lo aveva ferito qualche settimana prima, senza però ucciderlo. Il ‘killer dei treni' fu arrestato il 6 maggio 1998. Due anni dopo, nel 2000, la sua vicenda – e una delle pagine più nere della cronaca italiana – si chiudeva con una condanna a tredici ergastoli.