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Donare il proprio corpo alla scienza, la nuova normativa della commissione affari sociali

La nuova normativa della Commissione affari sociali al vaglio in questi giorni, prevede la possibilità di stilare un testamento nel quale si sceglie di destinare il proprio corpo alla “scienza”: esso potrà essere dissezionato e studiato per un anno.
A cura di Nadia Vitali
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Dissezionare un cadavere sul tavolo di un’aula dell’università, dinanzi ad un pubblico di giovani studiosi: una pratica in disuso che, tuttavia, viene considerata ancora come un metodo di formazione ed apprendimento insostituibile per indagare i misteri svelati e da svelare della "macchina umana", per conoscere e far conoscere al meglio tutte le caratteristiche di quei corpi che andranno operati con la massima cautela dai futuri chirurghi. Al vaglio della Commissione Affari Sociali della Camera in questi giorni ci sono quattro progetti di legge presentati per regolamentare con norme specifiche la possibilità di donare il proprio corpo dopo la morte ad istituti a ciò preposti, per renderlo passibile di studio e ricerca.

Tale progetto prevede che il cittadino possa stilare un testamento, in cui non sia necessaria la presenza del notaio, nel quale esprime la propria volontà in merito; similmente (anche se la normativa in quel caso è leggermente diversa) a come avviene con l’autorizzazione all’espianto degli organi. A questo punto “la donazione del corpo post-mortem a fini di studio o ricerca scientifica” dovrebbe avvenire a beneficio di alcuni centri specializzati che il Ministero della Salute in accordo con il Miur e la Conferenza Stato- Regioni si adopererà ad individuare (dovrebbero essere quattro o cinque in tutta Italia). Entro un anno la salma dovrà essere restituita ai familiari “in condizioni civili e rispettose della dignità” (su questo parametro, naturalmente, la discussione è ancora aperta) e le spese di trasporto saranno a carico della struttura ospitante; una campagna informativa, a conclusione, dovrebbe rendere edotti i cittadini su questa possibilità, al fine di sensibilizzarli ad un argomento nuovo, delicato ma, comunque sia, di non trascurabile importanza, giacché i risvolti per la ricerca ed il progresso potrebbero essere significativi.

L’iniziativa ha accolto consensi in Parlamento in maniera unanime, essendo chiara la volontà di andare incontro alle esigenze del mondo scientifico; in passato era uso assai comune quello di servirsi di cadaveri per studiare direttamente il corpo umano, come una serie di testimonianze artistiche ci ha riferito. Tant’è che l’argomento ha ispirato anche numerosi film, l’ultimo uscito nelle sale pochi mesi fa, Burke & Hare, in cui personaggi non proprio raccomandabili si dedicavano all’opera remunerativa di procurare cadaveri a scienziati ossessionati dalla sete di conoscenza che diventa semplice mania.

Non osiamo immaginare scenari grotteschi come questi, naturalmente, in questo caso: anche da profani, è facile intuire che esperienza insostituibile per un "apprendista" medico possa essere avere una conoscenza approfondita e diretta del corpo umano. Delle leggi al vaglio, quella proposta Domenico di Virgilio del Pdl prevede anche la donazione alla scienza delle salme che, mai reclamate, siano rimaste abbandonate per un “congruo tempo”: in Italia ce ne sono circa un migliaio e, attualmente, non possono essere utilizzate perché restano a disposizione dell’autorità giudiziaria.

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