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Domatori di leoni: quegli operatori sociali di Napoli che combattono la camorra senza stipendio [REPORTAGE]

Nove mila operatori sociali senza stipendio da tre anni, un debito di oltre 100 milioni di euro tra il Comune di Napoli e case famiglia, istituti e maestri di strada. Eppure, loro continuano a combattere la camorra lì dove nasce il disagio sociale: tra le strade della grande periferia che è questa città.
A cura di Alessio Viscardi
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operatori sociali a napoli

Cento milioni di euro di debiti tra il Comune di Napoli e gli operatori sociali che in città svolgono il proprio lavoro da tre anni senza percepire né stipendio, né rimborsi spese. Sono in 9 mila e prestano aiuto a oltre 20 mila napoletani indigenti: invalidi, minori a rischio, famiglie disgregate. Il loro è un mestiere importantissimo, perché cercano di arginare le profonde ferite che in questa città creano l'humus culturale in cui nasce la camorra. Eppure, nonostante il loro intervento sia predisposto per legge -come l'affidamento a una casa famiglia per i minori maltrattati- lo Stato, la Regione e il Comune continuano a operare tagli al terzo settore.

"Il sociale è la priorità di questa amministrazione" afferma il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, mentre sotto Palazzo San Giacomo infuriano le proteste di disoccupati e operatori del terzo settore. Il Governo ha tagliato di più del 70% i finanziamenti destinati all'assistenza, azzerando persino quelli destinati ai non auto-sufficienti. La Regione Campania guidata dal presidente Stefano Caldoro ha ridotto tutte le risorse destinate al settore, mentre la situazione debitoria del Comune di Napoli è gigantesca: 100 milioni di euro di debiti con operatori sociali, istituti e case famiglia. Sono anni che lavorano senza percepire lo stipendio e c'è chi come Anna Schettini -presidente della casa famiglia Shannara- ha dovuto contrarre debiti per oltre un milione di euro con le banche per andare avanti. "Ci manca il latte, ci manca il cibo" denunciano non soltanto le case famiglia, ma anche gli istituti che seguono i minori a rischio nel doposcuola.

Inchieste e tagli mettono il terzo settore di Napoli in ginocchio. La Procura indaga su un giro di case famiglia che hanno gonfiato le note spese a dismisura, chiedendo rimborsi abnormi (ad esempio, per caschi di banane dal valore di 150€). A rimetterci, come al solito, sono le case famiglia oneste che rendono i propri bilanci pubblici e trasparenti. Dei 70 milioni di euro annui che sarebbero necessari per garantire i livelli minimi di assistenza, i fondi messi a disposizione ammontano appena a 26 milioni. La Regione Campania, che è una di quelle più problematiche e con il maggior numero di famiglie che fanno richiesta di assistenza presso gli operatori sociali, ha destinato loro negli anni scorsi un budget di 70 milioni di euro -si tratta dello stanziamento di minore entità in tutta Italia.

I domatori di leoni contro la camorra. Giovanni Savino è un operatore sociale, maestro di strada nella periferia orientale della città. Ci racconta come con il dialogo e l'esempio strappa quotidianamente decine di ragazzi dalla strada. Come Marco, che prima faceva uso di cocaina e era dentro al "sistema" di Barra, che ora lo segue cercando di redimere i suoi ex-compagni: "Se fai una rapina guadagni appena 100€, se poi ti prendono ne spendi come minimo 200€ di avvocato. Non ne vale la pena". C'è anche Carlo, che ci spiega perché si entra nel sistema a 13 anni: "Stai a casa e non sai che fare, perché a scuola non ci vai più. Il lavoro non c'è e se lo trovi ti sfruttano soltanto. Così, esci per strada e trovi il modo per fare soldi". "Noi domiano i leoni -ci dice Giovanni- Se un leone che è sempre stato incatenato, che ha subito qualsiasi tipo di violenza, aggredisce il pubblico, poi è facile prendersela con l'animale. La colpa non è sua, noi facciamo i domatori di leoni senza nemmeno la carne per tenerli a bada".

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