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Doc segreto della multinazionale del tabacco: “Basta sigaretta elettronica, si torna alla classica”

Difesa del mercato delle sigarette classiche puntando a nuovi consumatori, no a qualsiasi aumento delle accise per tutelare gli alti ricavi, contrasto ai prodotti a tabacco riscaldato attraverso accise più alte, eliminazione delle sigarette elettroniche, soprattutto quelle a sistema “aperto”. Ecco come la British American Tobacco (n.2 del settore) si appresta ad affrontare il post Covid.
A cura di Giorgio Scura
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Una strenua difesa del mercato delle vecchie sigarette, puntando a nuovi consumatori (soprattutto nei Paesi in via di sviluppo e perfino su giovani e giovanissimi); opporsi a qualsiasi aumento delle accise per tutelare gli alti ricavi; contrasto ai prodotti a tabacco riscaldato, attraverso accise più alte, in quanto erodono il mercato delle sigarette normali; eliminazione delle sigarette elettroniche, soprattutto i sistemi "aperti", cioè quelli che permettono la ricarica con liquidi al consumatore; eliminazione dei negozi di e-cig per dirottare la clientela solo in tabaccheria.

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Difendere le sigarette

Questa la strategia del secondo produttore mondiale di tabacco, la Bat (British American Tobacco, proprietari di marchi come Lucky Strike, Pall Mall, Rothmans) presentata al Capital Markets Day dello scorso marzo e riassunta in un documento di cui Fanpage è entrata in possesso. Con la potente attività di lobbying che una multinazionale da 25 miliardi l'anno e quasi 60mila dipendenti può esercitare sui governi, la Bat si appresta ad affrontare il periodo post emergenza Covid puntando a lei, la vecchia bionda, accendino, fumo, cenere e tutto il resto. E tanti saluti a sigarette elettroniche e ai tentativi di ridurre la dannosità del fumo. Il motivo? Il profitto, what else? Difendere le sigarette tradizionali, dunque, dove i margini rimangono più alti e certi, cercando di recuperare i clienti persi negli ultimi anni, puntando ad attrarre gli adulti di domani (generazione Z o post millennials, ovvero i nati tra gli anni 1997 e la fine degli anni 2000) scommettendo su un mercato, quello della nicotina, che la Bat, svela nel documento, prevede in aumento nei prossimi anni.

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Nella relazione si spiega anche perché la multinazionale ha deciso la progressiva uscita dal mercato del tabacco riscaldato che è dipinto non già come un modo per convertire i fumatori ad abitudini di consumo meno dannose per la salute, figuriamoci, ma solo un canale per espandere la propria base di consumatori attraverso un’offerta diversificata di prodotti contenenti nicotina.

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Stop al sistema aperto

Una strategia che piace alla banche. Secondo Citibank, infatti: "la sua crescita (di Bat, ndr) non dipende dalla conversione dei consumatori ad altri i modi di consumare tabacco”, ma dalla capacità dell’azienda di aumentare la propria quota di mercato sulle sigarette tradizionali, the old way. 

Così via alla guerra alle sigarette elettroniche a sistema aperto – che in Italia rappresentano il 90% del mercato – spingendo invece sul ritorno dei consumatori alle sigarette classiche o, al massimo, su sigarette elettroniche a sistema chiuso, ovvero con le ricariche esclusive, un segmento su cui Bat è dominante. Rispetto a questo obiettivo, è da osservare l'intenzione di indebolire i negozi di sigarette elettroniche per dirottare l’intero mercato sulle tabaccherie, dove i margini sono più alti. E dove si vendono le vecchie sigarette.

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Pressioni sui governi

Si spiegano in questo senso le pressanti azioni di lobbying di Bat, in diversi paesi, per un aumento della tassazione sul tabacco riscaldato, a fronte di una forte opposizione agli aumenti della tassazione sulle sigarette. La strategia di BAT rispetto alle sigarette elettroniche e al tabacco riscaldato potrebbe comportare forti ripercussioni anche dal punto di vista occupazionale. Rispetto alle sigarette elettroniche, la chiusura dei negozi e la conversione verso sistemi chiusi porterebbe alla perdita di migliaia di occupati sia negli esercizi commerciali, sia nelle tante aziende produttrici di liquidi.

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La lettera al ministro Speranza

Attività di lobbying che si è manifestata anche in Italia. In piena emergenza Covid-19, l’azienda ha scritto, tramite il proprio vicepresidente Alessandro Bertolini, al Ministro della Salute, Roberto Speranza, e in copia al Ministro dell’Economia e delle Finanze, Roberto Gualtieri, per dire che in un momento di crisi l’azienda intendeva “dare il proprio contributo in un momento difficile per il Paese”. In particolare, l’azienda esprimeva la propria disponibilità a reperire risorse a fronte dell’emergenza COVID-19 attraverso la tassazione di un segmento del mercato, indovinate quale? Quello dei prodotti del tabacco riscaldato.

La proposta di BAT di aumentare la tassazione sul tabacco riscaldato è stata presentata come un sacrificio dell’azienda in un momento di difficoltà del Paese quando invece è esclusivamente funzionale alla propria strategia di salvaguardia delle sigarette. Interessante sottolineare come la quota di BAT nel segmento del tabacco riscaldato sia inferiore all’1%. Di conseguenza la disponibilità ad un “sacrificio” economico sarebbe stato pressoché nulla. Nella lettera, invece, non si faceva alcun riferimento ad un aumento della tassazione sulle sigarette, dove la quota di BAT è vicina al 20%.

Secondo i dati ISS in Italia 600mila persone fanno uso di prodotti a tabacco riscaldato, 900mila fumano sigarette elettroniche, mentre sono ancora circa 10 milioni gli italiani che preferiscono sigarette e tabacco.

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BAT Italia smentisce: "Ricostruzione priva di fondamento"

BAT Italia ha smentito con una nota il contenuto del pezzo: qui la loro versione. Fanpage conferma la fondatezza delle informazioni riportate.

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