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Distruggevano salme illegalmente per nuove sepolture: persi oltre 460 corpi, sedici arresti

È stata scoperta dai Carabinieri un’associazione a delinquere che a Cittanova, in provincia di Reggio Calabria, che effettuava estumulazioni non autorizzate, distruggendo o spostando le salme dei defunti seppellite nel cimitero. Sedici persone sono state arrestate, tra queste l’ex custode, imprenditori e funzionari pubblici.
A cura di Eleonora Panseri
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Immagine di repertorio
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Sono state arrestate dai Carabinieri 16 persone, nelle province di Reggio Calabria e Milano, ritenute responsabili a vario titolo di operazioni illegali mascherate come regolare gestione del cimitero comunale. Il provvedimento di custodia cautelare è stato emesso dal Tribunale di Palmi.

Le accuse per le 16 persone arrestate sono: associazione a delinquere, finalizzata all’appropriazione indebita dei loculi, falso ed omissioni d’atti d’ufficio.

Le indagini dell'operazione “Aeternum”, come è stata denominata, sono partite dalla denuncia presentata ai Carabinieri della Stazione di Cittanova, in provincia di Reggio Calabria, nel dicembre del 2018 da un residente di quel comune. L'uomo si era accorto che era stata inserita abusivamente una seconda salma all’interno del tumulo di un suo defunto.

Chi sono le persone arrestate

Così, dopo lunghe indagini, è emersa l’esistenza di un’associazione a delinquere finalizzata alla “gestione in esclusiva” degli affari cimiteriali del Comune di Cittanova. Ai vertici del gruppo, 4 degli indagati: l’ex custode, oggi in pensione, e 3 imprenditori locali, amministratori di due imprese di onoranze funebri.

Secondo quanto sostenuto dagli inquirenti, i 4, tutti sottoposti a custodia cautelare in carcere, avrebbero creato e gestito un sistema di “gestione parallela” a quello dell’Ente locale, sostituendosi a quest’ultimo. Avrebbero messo in atto per anni estumulazioni non autorizzate, distruggendo o spostando in altri loculi le salme dei defunti, per far posto a nuove sepolture. Nelle operazioni sarebbero andati perduti oltre 460 corpi.

Tutto questo al fine di avere il monopolio sugli affari nel mercato funerario locale. In più, il gruppo si sarebbe anche impossessato delle imposte versate dai cittadini per la tumulazione dei defunti, non versandole nelle casse pubbliche a cui erano destinate.

L’intero sistema criminale si sarebbe poi retto su omessi controlli e falsi in atti pubblici commessi da professionisti pubblici che avrebbero fatto in modo che il gruppo preservasse il controllo nel settore delle onoranze funebri, rendendo possibile l’arbitraria assegnazione dei loculi e l’abusiva appropriazione dell’importo che i familiari dei defunti pagavano per tasse e tributi cimiteriali con documenti falsificati. Tra questi, 5 medici per i quali sono stati disposti i domiciliari.

Sequestri per oltre 4 milioni di euro

Coinvolti nelle indagini, il Comandante facente funzione della Polizia Municipale di Cittanova (RC), all’epoca dei fatti vice comandante responsabile del servizio di polizia mortuaria, e 2 vigili, uno ancora in servizio presso il comando locale e un altro nel frattempo diventato funzionario della polizia municipale di un comune del milanese. I tre sono indagati per illeciti commessi in occasione di un'esumazioni straordinaria eseguita nel 2020, appaltata a un'impresa di Cittanova, il cui responsabile risulta anch’esso tra gli indagati.

Gli operai della ditta avevano eseguito le dissepolture con un uno scavatore, senza attenzione alla rottura dei feretri ed alla necessità di estrarre a mano i resti mortali. Il materiale di risulta, mischiato a resti umani, veniva poi risotterrato poco distante.

Oltre alla quattro misure cautelari in carcere, sono stati disposti i domiciliari per ulteriori dodici indagati. Sono state inoltre preventivamente sequestrate le due imprese di onoranze funebri coinvolte nelle indagini dei carabinieri, nonché il sequestro del patrimonio degli arrestati frutto delle condotte illecite. Il valore dei beni ammonterebbe a più di 4 milioni di euro.

Al vaglio degli inquirenti il coinvolgimento di altri 58 indagati i quali, a vario titolo, avrebbero preso parte alle attività degli arrestati, pur senza prendere parte all’associazione contestata.

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