Disastro Lombardia, quando a gestire l’emergenza Coronavirus è chi ha dei conflitti di interessi
Il 7 aprile 2020 la direzione generale Welfare della Regione, per la prima volta dall’inizio dell’emergenza pandemica, ha costituito il suo “Comitato tecnico scientifico Covid-19”. Prima di quella data, durante le settimane più critiche dell’emergenza, gli amministratori regionali hanno scelto di confrontarsi con virologi e medici soltanto attraverso canali informali. Il gruppo costituito per decreto è composto da 26 scienziati, e tra questi ci sono diversi infettivologi, epidemiologi e pneumologi provenienti dagli istituti più prestigiosi della Lombardia. Nel team dei virologi compaiono i nomi del professor Fabrizio Pregliasco del Gruppo San Donato e Fausto Baldanti del policlinico di Pavia. Professori di chiara fama che però mentre accettavano l’incarico in Regione, non si sottraevano ad altre consulenze sul Covid-19 entrando in conflitto con il loro ruolo istituzionale.
Fabrizio Pregliasco, che è prima di tutto docente di Igiene generale presso l’Università Statale di Milano nonché Direttore Sanitario dell’Irccs Istituto Ortopedico Galeazzi di Milano, mentre veniva selezionato come esperto virologo in Regione, accettava anche un incarico di consulenza presso la Rsa Pio Albergo Trivulzio di Milano. Con un compenso simbolico di 4 mila euro, Pregliasco è stato chiamato dal direttore generale dell’ospizio Giuseppe Calicchio “per la consulenza ed assistenza a seguito delle verifiche ispettive disposte con riferimento ai decessi avvenuti presso le strutture dell’Ente durante l’emergenza sanitaria da Covid-19”.
Dopo le denunce dei parenti dei ricoverati deceduti e dei dipendenti della struttura, oggi la procura di Milano ha aperto un fascicolo per far luce sulla gestione dell’epidemia all’interno della struttura. In molti si chiedono quanto la delibera regionale dell’8 marzo che permetteva il trasferimento in Rsa dei pazienti Covid-19 dimessi dagli ospedali abbia influito sui decessi, ma per il professore ingaggiato dal Trivulzio la gestione è stata sufficientemente accurata: “Nelle Rsa il virus è entrato sicuramente dai lavoratori e dai parenti. L’elemento documentale della dimensione di questi spostamenti non giustifica questa mortalità così elevata e non può essere stato questo l’elemento determinante è stato un momento in cui bisognava liberare gli ospedali che erano sovrasaturi”.
Fausto Baldanti che è il responsabile del laboratorio di Virologia molecolare del Policlinico di Pavia, dopo lo scandalo dei test Diasorin, si è dimesso dal suo incarico nel Comitato tecnico regionale. Ma è stato sotto la sua supervisione scientifica che il 25 marzo 2020 l’ospedale San Matteo aveva siglato l’accordo con la multinazionale per la messa a punto dei test sierologici in cambio di un importante accordo economico. Il contratto tra le parti, oggi bloccato per sentenza del Tar della Lombardia su ricorso di un’azienda concorrente, prevedeva che la Diasorin avrebbe corrisposto per 10 anni al San Matteo una royalty del 1% sulla vendita di ogni kit sierologico venduto. Così Alessandro Venturi presidente del San Matteo di Pavia ha difeso il virologo del suo istituto: “I conflitti di interessi si gestiscono. Il professor Baldanti non doveva informare proprio nessuno perché io sono un ente autonomo”.
Dall’aprile del 2018, data di insediamento della nuova giunta leghista in regione Lombardia, Giulia Martinelli ricopre l’incarico di responsabile della segreteria del presidente Attilio Fontana. Con un compenso annuo di oltre 100 mila euro, la Martinelli è anche membro del consiglio esecutivo della Fondazione Fiera Milano, l’ente che ha promosso la creazione dell’ospedale da campo nei propri padiglioni. Ad oggi non è ancora noto quanto sia costata la costruzione dell’ospedale in Fiera a Milano. Ai piccoli donatori che hanno chiesto chiarezza è stato spiegato che grazie alla raccolta fondi sono stati recuperati oltre 21 milioni di euro che però sono stati spesi per gli impianti e non per le opere mobili. Come lamenta l’avvocato La Scala: “Abbiamo fatto un investimento di 20 milioni per ristrutturare e dotare di impianti un immobile che resta di fondazione fiera e non è più destinato alla sanità pubblica”.