Disastro aereo Etiopia, le vittime italiane: volontari ed esponenti della cooperazione
Sono state tutte identificate le otto vittime italiane del terribile disastro aereo in Etiopia che ha coinvolto un Boeing 737 dell'Ethiopian Airlines precipitato mentre era diretto a Nairobi, in Kenya, e costato la vita a 157 persone, 149 passeggeri e otto membri dell'equipaggio. Come si temeva, si tratta per la maggior parte di persone attive nel volontariato e nella cooperazione internazionale che erano in Africa per portare avanti piani e progetti di sviluppo per il Continente. Tra di loro i tre volontari della Onlus Bergamasca Africa Tremila: l'ex medico Carlo Spini, la moglie Gabriella Vigiani, e il commercialista bergamasco Matteo Ravasio; poi ancora Paolo Dieci, presidente della ong Cisp e rete LinK 2007, un'associazione di coordinamento consortile che raggruppa importanti Organizzazioni Non Governative italiane. E ancora: Virginia Chimenti, funzionaria del World Food Programme dell'Onu, e Rosemary Mumbi e Maria Pilar Buzzetti, tutti nella lista dei connazionali che erano a bordo del volo. Infine Sebastiano Tusa, assessore ai Beni Culturali della Regione Siciliana diretto in Kenia per un progetto dell'Unesco.
Carlo Spini, 75enne ex medico in pensione e presidente dell'associazione Africa Tremila Onlus era in Africa con la moglie, l'ex infermiera Gabriella Vigiani e il tesoriere della Onlus Matteo Ravasio per portare avanti alcuni progetti di sviluppi locale. La coppia, residente a Sansepolcro, in provincia di Arezzo, aveva esperienza ormai pluridecennale in Africa dove trascorreva gran parte dell'anno per portare avanti le iniziative di sviluppo della onlus. Avevano già contribuito a realizzare importanti progetti come un ospedale costruito in Zimbabwe e l'importazione in Senegal di macchine agricole inutilizzate in Italia. "I nostri tre volontari stavano raggiungendo la località di Juba, dove abbiamo costruito un ospedale", ha raccontato Roberto Spagnolo, presidente onorario di Africa Tremila aggiungendo: "Per noi un dolore davvero molto grande, erano tre colonne portanti della nostra realtà associativa: tre cuori grandi, tre persone generose e altruiste".
Anche Paolo Dieci era in Africa per portare la sua esperienza al servizio degli altri. Residente a Roma, da tempo infatti si occupava di Africa e di programmi di sviluppo del terzo mondo ed era stato nominato presidente del Cisp, il Comitato Internazionale per lo Sviluppo dei Popoli e rete LinK 2007, un'associazione che raggruppa 14 importanti ong italiane. "Il mondo della cooperazione internazionale perde uno dei suoi più brillanti esponenti e la società civile italiana tutta perde un prezioso punto di riferimento" scrivono dal Cisp, ricordandolo come "uno dei fondatori, uno dei suoi più appassionati soci e più competenti cooperanti". "Oggi ci sentiamo tutti soli perché abbiamo perso un meraviglioso amico ma la visione di una società più giusta, coesa, egualitaria, che ha guidato Paolo nel suo impegno in Italia e nel mondo continuerà a guidare il nostro lavoro" hanno scritto dal Cisp.
Tra le vittime dell'incidente aereo anche rappresentanti del World Food Programme, il Programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite che si occupa di assistenza alimentare e rappresenta la più grande organizzazione umanitaria del mondo. Si tratta delle due trentenni romane Virginia Chimenti, funzionaria del Wfp, e di Maria Pilar Buzzetti consulente della stessa agenzia Onu. Tra le vittime anche un'altra donna, la 48enne Rosmery Mumbi zambiana con passaporto italiano. Deceduta anche Joana Toule, una rappresentante della Fao che lavorava a Roma ma di nazionalità inglese.
Nel triste elenco dei passeggeri del volo Ethiopian Airlines infine figura Sebastiano Tusa, assessore ai Beni Culturali della Regione Siciliana e Sovrintendente del Mare della Regione, anche lui arrivato in Africa per partecipare a un progetto internazionale promosso da un'agenzia Onu, l'Unesco. Tusa era diretto in Kenya per un progetto dell'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Educazione, la Scienza e la Cultura a cui già aveva dato il suo contributo nel Natale scorso quando si era recato nel Paese insieme con la moglie, direttrice del Museo d'Arte contemporanea di Palazzo Riso a Palermo. "Perdo un amico, un lavoratore instancabile, un assessore di grande capacità ed equilibrio, che stava andando in Kenya per lavoro. Un uomo onesto e perbene, che amava la Sicilia come pochi. Un indimenticabile protagonista delle migliori politiche culturali dell’Isola", lo ha descritto il governatore siciliano Nello Musumeci.