109 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito

Disabile mangiava tra rifiuti dei vicini, madre condannata a 5 anni: “Pelle e ossa come nei lager”

“Ho visto immagini del genere solo nei campi di concentramento” ha dichiarato il Procuratore di Torino durante il processo alla madre del ventenne, condannata a cinque anni e quattro mesi di reclusione insieme al suo compagno per maltrattamenti.
A cura di Antonio Palma
109 CONDIVISIONI
Immagine

“A 20 anni pesava 30 kg, era pelle e ossa come chi era nei lager”, così in Tribunale il procuratore aggiunto di Torino, Cesare Parodi, ha descritto le condizioni a cui era stato costretto un giovane ragazzo disabile nel capoluogo torinese, letteralmente abbandonato dalla madre e dal suo compagno e salvato nell’estate di tre anni fa dopo una denuncia dei vicini. Per questi fatti ora la madre è stata condannata a Torino a cinque anni e quattro mesi di reclusione, insieme al suo compagno, beneficiando degli sconti di pena grazie al processo con rito abbreviato.

“Era ridotto così pelle e ossa che io ho visto immagini del genere solo nei campi di concentramento" ha dichiarato il pm nella requisitoria, come riporta il quotidiano La Repubblica, aggiungendo che "con un quadro così drammatico, sarebbe stata questione di ore, non di giorni, e questo ragazzino sarebbe morto”.

Il caso era emerso nell’agosto del 2021 quando alcuni vicini avevano segnalato il giovane pelle e ossa, abbandonato a sé stesso, che cercava e mangiava tra i loro rifiuti. All’arrivo delle forze dell’ordine, era emerso un quadro agghiacciante. Il giovane, affetto da un ritardo mentale, era completamente denutrito, pieno di lividi sul corpo causati anche da percosse e corde con cui era legato, e con i vermi che gli uscivano dalle orecchie tumefatte.

Immediatamente portato in ospedale, è rimasto ricoverato per due mesi in condizioni così disperate che i medici non sapevano se sarebbero riusciti a salvarlo. Secondo l’accusa, il ragazzo sarebbe stato sottoposto "a una serie di condotte violente", a "costrizioni al letto con cinghie, sopraffazioni, privazioni materiali di cibo" e fatto "vivere in condizioni igieniche pessime".

La donna, che ha altre due figlie, si è difesa sostenendo che non poteva occuparsi di lui perché doveva lavorare. Una giustificazione che non le ha risparmiato una condanna per maltrattamenti e lesioni, insieme al compagno, oltre alla sospensione della potestà genitoriale. Il giudice infine ha disposto una provvisionale di 25mila euro per il risarcimento del ragazzo.

109 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views