Disabile dopo Rigopiano, va dalla funzionaria che non credette allʼallarme: “Allacciami le scarpe”
"Sono qui con la scarpa slacciata, me l'allacci lei: per colpa sua ho perso l'uso della mano destra e della gamba” ha esordito così Giampaolo Matrone, uno dei sopravvissuti della tragedia dell’Hotel Rigopiano di Farindola (Pescara), di fronte alla funzionaria della prefettura di Pescara, quella che il gennaio scorso non credette alle prime richieste d'aiuto arrivate via telefono dal cuoco Quintino Marcella per segnalare la valanga abbattutasi sul resort. Alla richiesta di Matrone, stamani in prefettura coi familiari delle vittime Gianluca Tanda e Marco Foresta, la funzionaria, evidentemente sotto choc, ha risposto: “Mi dispiace, non è colpa mia”, quindi è scappata via. “Le ho fatto vedere in che condizioni è la mia mano e le ho detto che mi ha rovinato la vita, visto che mia figlia non ha più la mamma – ha detto Matrone ai cronisti -. Sono contento perché per la prima volta, dopo tutte le nostre lacrime, ho visto uno dei responsabili versare qualche lacrima”. Solo qualche giorno fa lo stesso Matrone aveva detto a chiare lettere che probabilmente per lui sarebbe stato meglio morire sotto le macerie e la neve di Rigopiano, perché oggi vive abbandonato a se stesso. L’uomo fu uno degli ultimi ad essere estratto da ciò che rimaneva del resort, dopo ben 60 ore di agonia.
Nel blitz in prefettura era presente anche Gianluca Tanda, del ‘Comitato vittime di Rigopiano’: “Sarà impossibile fare pace con le istituzioni – ha detto il fratello di Marco, tra le 29 vittime della tragedia del 18 gennaio scorso – perché sappiamo tutti che non è stata colpa della natura, ma di un errore umano, a partire dalla centralinista che ha risposto alle prime richieste di aiuto per arrivare a chi governa questa regione e questo Paese”. "Aspettiamo che qualcuno ci dica a che punto siamo su questa vicenda. L'ultimo rapporto che abbiamo avuto con le autorità risale al giorno in cui ci hanno riconsegnato le salme dei nostri familiari», ha detto invece Marco Foresta, un altro dei familiari: l’uomo nella tragedia ha perso entrambi i genitori, ha sottolineato che “è importante per tutti noi arrivare alla ricostruzione della verità. Quello che ci fa arrabbiare è che nessuna autorità ci abbia chiesto come stiamo e se abbiamo dei problemi. Dopo nove mesi abbiamo le stesse incertezze di quei giorni”.