Mondo Convenienza, 5 rinviati a giudizio per caporalato: “Facchini sfruttati per le consegne”
Andranno a processo le cinque persone accusate di intermediazione illecita di manodopera e sfruttamento sul lavoro, il cosiddetto “caporalato”, nella vicenda di Mondo Convenienza. Il giudice dell’udienza preliminare Grazia Nart ha accolto le tesi della pm Gabriella Tavano e ha anche fissato la prima udienza per il 22 gennaio 2024.
Si tratta di un dirigente e altri quattro rappresentanti e responsabili di società coinvolte nel magazzino del colosso del mobile low cost di Calderara di Reno, dove sarebbero avvenuti i fatti al centro delle accuse: l’inchiesta era partita dalle denunce di 18 lavoratori, quasi tutti stranieri, del magazzino vicino Bologna, che denunciarono ai carabinieri il grave sfruttamento a cui sarebbero stati sottoposti tra il 2016 e il 2019.
I cinque dirigenti, stando alle accuse della Procura bolognese, sono accusati di aver violato una serie di norme sulla sicurezza del lavoro e sui diritti dei lavoratori per contrarre tempi e costi nelle forniture ai clienti della merce in consegna, di aver fatto ricorso a facchini, forniti da alcune coop, con retribuzioni al di sotto di quelle previste dai contratti, di aver costretto i dipendenti a turni troppo lunghi, obblighi di trasportare carichi pesanti senza strumenti meccanici. Sempre secondo l’accusa, chi non consegnava tutti gli ordini entro i tempi stabiliti sarebbe stato minacciato di sanzioni e punizioni.
Tra le parti civili si sono costituiti anche la Città metropolitana di Bologna e il Comune di Calderara di Reno, rappresentati dall’avvocato Salvatore Tesoriero, e la Cgil con il legale Gian Andrea Ronchi.
"Mondo Convenienza — scrive la holding in una nota — rinnova la propria fiducia nella magistratura ed è certa che potrà mostrare la propria estraneità alle accuse relative all’operato di alcuni appaltatori di consegna e montaggio che all’epoca dei fatti erogavano servizi all’azienda". La società sostiene di non intervenire "in alcun modo nella gestione dei dipendenti dei propri fornitori, con i quali opera in piena conformità alla normativa vigente". Per l’avvocato di parte civile Salvatore Tesoriero "i fatti oggetto del provvedimento sono di particolare gravità, in quanto ledono alla radice la dignità del lavoro: per questo l’accertamento processuale è doveroso alla luce di quanto emerso dalle indagini".