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Dire “andate via” a persone straniere è razzismo: lo dice la Cassazione

Secondo una recente sentenza della Corte di Cassazione, l’espressione “andate via” pronunciata all’indirizzo di persone extracomunitarie è passibile di condanna per discriminazione razziale. “Le frasi pronunciate erano ritenute chiaramente espressive della volontà che le persone offese, e gli altri cittadini extracomunitari presenti ai fatti, lasciassero il territorio italiano a cagione della loro identità razziale”, spiegano i giudici.
A cura di Charlotte Matteini
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Dire ‘andate via" a delle persone extracomunitarie può portare a una condanna per discriminazione razziale. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, depositata nella giornata odierna, ha confermato la condanna inflitta a un uomo di 45 anni per per concorso in lesioni ai danni di due stranieri, con la "finalità di discriminazione razziale". L'uomo disse alle due persone "che venite a fare qua…dovete andare via" e proprio questa espressione costituisce aggravante della finalità di discriminazione o di odio etnico, secondo i giudici. La quinta sezione penale ha rigettato il ricorso della difesa, nel quale si metteva in rilievo, tra i vari punti, un vizio motivazionale in relazione alla contestata aggravante dell'odio razziale. Durante l'aggressione ai due extracomunitari, avvenuta in un circolo a Gallarate, era stato rinvenuto anche un manganello in possesso del coimputato del ricorrente e sempre in quella circostanza era stata rivolta ai due stranieri la frase, come riferito da una delle vittime.

"La circostanza aggravante della finalità di discriminazione o di odio etnico, nazionale, razziale o religioso è configurabile in linea generale, secondo i principi affermati dalla giurisprudenza di legittimità, in espressioni che rivelino la volontà di discriminare la vittima in ragione della sua appartenenza etnica o religiosa" e ciò non solo quando "l'espressione riconduca alla manifestazione in un pregiudizio nel senso di inferiorità di una determinata razza", ma anche quando "la condotta, per le sue intrinseche caratteristiche e per il contesto in cui si colloca, risulta intenzionalmente diretta a rendere percepibile all'esterno e a suscitare in altri analogo sentimento di odio etnico e comunque a dar luogo, in futuro o nell'immediato, al concreto pericolo di comportamenti discriminatori", si legge nella sentenza.

Nel caso in esame, "le frasi pronunciate erano ritenute chiaramente espressive della volontà che le persone offese, e gli altri cittadini extracomunitari presenti ai fatti, lasciassero il territorio italiano a cagione della loro identità razziale", concludono i giudici.

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