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Diplomato rifiuta lavoro in call center. Giudici: “Padre non deve più mantenerlo”

Il ragazzo 24enne ha rifiutato la proposta di un contratto a tempo determinato in un call-center. Per questo la Corte d’Appello di Catania ha respinto il ricorso del giovane, che chiedeva il ripristino dell’assegno di mantenimento del padre separato.
A cura di B. C.
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Un figlio diplomato che rifiuta un posto di lavoro al call center, anche se a tempo determinato, non ha diritto a continuare a ricevere l'assegno di mantenimento dal padre separato. E’ quanto a stabilito la Corte d'Appello di Catania, sezione famiglia, che con la sentenza 571 del 2014 ha confermato la decisione di primo grado opponendosi al ricordo del 24enne che voleva ristabilito il “contributo” mensile dal padre. La notizia è riportata da Repubblica. La sentenza, in poche parole, stabilisce che se il rifiuta a mantenersi da sé, non può poi pretendere che a farlo sia il genitore.  In caso come questi i giudici parlano di "inerzia colpevole". In altre parole, rifiutare di entrare al call center “non è giustificato laddove, accettando l'offerta – si legge nella sentenza – il giovane può invece acquisire una pur minima esperienza lavorativa spendibile per ottenere un miglioramento della sua posizione o una collocazione migliore”. Ciò vuol dire che una ragazzo di 24 anni diplomato dovrebbe accettare offerte di tutti i tipi, anche di lavoro precario, purché dignitose, pur di fare esperienza e arricchire la propria posizione. La sentenza in questione è stata pronunciata dal presidente Tommaso Francola, relatrice il giudice Rita Elvira Russo.

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