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Dipendenti assenteisti alla Camera, pm chiede la condanna a un anno di carcere

Cinque dipendenti di Montecitorio rischiano un anno di reclusione oltre al pagamento di una multa di cinquecento euro. Facevano parte di un gruppo che usando un tesserino elettronico non regolamentare aggiravano il sistema di controllo delle presenze lavorative.
A cura di S. P.
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Cinque dipendenti alla Camera dei Deputati rischiano un anno di reclusione, oltre al pagamento di una multa di cinquecento euro. Questa è stata, infatti, la richiesta fatta al termine dell’udienza dal pubblico ministero Maria Assunta Cassavia per Michelina Saliola, Alessandro Pedani, Enrico Boccalaro, Elisabetta Polese e Maria Gabriella Petrone. Tutti sono accusati di truffa. La notizia è apparsa sul quotidiano Il Messaggero. Secondo quanto ricostruito, i dipendenti di Montecitorio andavano in giro, pur risultando presenti al lavoro. Usando un tesserino elettronico non regolamentare, i dipendenti aggiravano il sistema di controllo delle presenze lavorative: con questa tecnica 17 persone, tra commessi e impiegati, erano riusciti ad assentarsi dal lavoro risultando formalmente in servizio. Dodici di loro avevano patteggiato una pena che variava tra i tre e i sei mesi di reclusione. Per gli altri cinque, invece, è continuato il processo ordinario.

L'indagine era iniziata nel 2009, dopo una serie di controlli durante i quali erano emerse alcune anomalie. In particolare la segreteria generale aveva riscontrato che alcuni dipendenti risultavano presenti anche quando erano all'esterno del Palazzo. Così la segreteria informò l'allora presidente della Camera Gianfranco Fini, che decise di denunciare l'accaduto alla Procura della Repubblica di Roma. Secondo quanto scrive Il Messaggero, i modi per truffare il sistema erano diversi e tutti ruotavano intorno all'uso improprio del badge che consente di rilevare le presenze dei lavoratori. Si trattava di una truffa che, come è stato accertato, avveniva proprio sotto il naso delle istituzioni.

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