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Dimesso dopo il ricovero per dolori addominali, sulla diagnosi il medico scrive: “Paziente scassamaroni”

Dopo il ricovero presso il pronto soccorso di Avola per dolori addominali, un paziente 33enne è stato dimesso con la diagnosi di “scassamaroni”. Il referto è stato consegnato alla compagna che si è detta indignata. “Doveva essere curato, è stato ridicolizzato”.
A cura di Gabriella Mazzeo
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Ricoverato con dolori addominali, un uomo è stato dimesso dall'ospedale di Avola con una diagnosi decisamente particolare: il medico, infatti, aveva descritto il paziente sul foglio d'uscita come "scassamaroni". L'episodio è diventato virale sui social ed è stato ricostruito dal quotidiano La Sicilia. Sul foglio di dimissioni, il medico scriveva: "Esame obiettivo: dimesso paziente scassamaroni giunto in PS per agitazione psicomotoria".

Secondo quanto ricostruito dal quotidiano, il paziente si era recato nell'ospedale del Siracusano accusando dolori gastrici poi curati in pronto soccorso. Ad aspettarlo fuori dal reparto, la compagna, che ha raccontato la vicenda alla stampa locale. "Il mio partner stava molto male. Siamo giunti in ospedale per questo, io sono rimasta in sala visite in attesa che venisse controllato dai medici. Quando è uscito, mi sono accorta che nel referto delle dimissioni, accanto al suo nome, era stato aggiunto il termine ‘scassamaroni' ".

La compagna del 33enne di Avola ricoverato ha ammesso di aver pensato subito a uno scherzo. "Solo dopo ho realizzato che era tutto vero – ha sottolineato -. È entrato perché era in preda a forti dolori addominali e a vomito. Invece di essere curato è stato deriso con tanto di scritta".

Secondo la donna, i medici si sarebbero indispettiti perché l'uomo era arrivato in stato di agitazione a causa dei forti dolori. Da qui, dopo la dimissione, lo sfottò tra colleghi che, presumibilmente, avrebbe dovuto restare privato e non arrivare alla famiglia del 33enne. "Non è accettabile – ha continuato la partner del 33enne – che la pubblicazione di referti medici non venga opportunamente verificata e filtrata dal responsabile del reparto di emergenza. Al padre di mia figlia doveva essere garantito, come a tutti, il più ampio rispetto della sua dignità, invece è stato ridicolizzato dai medici. Abbiamo perso fiducia nel pronto soccorso".

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