Dimessa per brachialgia, Debora muore a 45 anni per infarto: condannato specializzando dell’ospedale
Era stata dimessa dall'ospedale con la diagnosi di brachialgia dopo aver lamentato dolore all'avambraccio, ma solo 5 giorni dopo è morta a causa di un infarto. Ha patteggiato la pena G.B, il medico 36enne specializzando del Pronto soccorso dell’ospedale di San Donà dell’Ulss 4 Veneto Orientale condannato per aver causato il decesso prematuro della 45enne Debora Berto, alla base del quale c'è stato dunque un fatale errore di valutazione.
Il medico, infatti, è stato condannato ieri presso il tribunale di Venezia a un anno con la sospensione condizionale per omicidio colposo. I fatti risalgono all'11 dicembre 2020: alle 10.40 Debora Berto era entrata in pronto soccorso a San Donà lamentando "algie all'avambraccio e polso sinistri da qualche giorno, con lieve impotenza funzionale senza dolore alla palpazione". Un quadro che avrebbe dovuto sollevare dubbi immediati, come ha sostenuto nella sua accusa il pubblico ministero della Procura Federica Baccaglini.
Citando la richiesta di rinvio a giudizio nei confronti del medico formulata al termine delle indagini preliminari, "l'imputato ometteva di indagare eventi scatenanti o che precedono l'inizio della sintomatologia, la qualità del sintomo e la severità, non attenendosi alle raccomandazioni della buona pratica clinica in emergenza".
In altre parole, nonostante la chiara sintomatologia, il medico non ha sottoposto la donna ad esami più specifici, come l'Ecocardiogramma, che avrebbero permesso la diagnosi precoce dell’infarto in atto.
Così, alle 12.30 di quello stesso giorno, inquadrando e gestendo la problematica come di natura ortopedica e non cardiaca, lo stesso medico ha dimesso Debora con la diagnosi di "brachialgia", una condizione dolorosa a livello del braccio, prescrivendole una terapia farmacologica antidolorifica per cinque giorni e una risonanza magnetica al rachide cervicale, fissata per il 16 dicembre, e rimandandola al suo medico di base.
Ma solo dopo 5 giorni, il 16 dicembre, la donna ha accusato un malore presso la sua abitazione, accasciandosi su un tavolo e non riprendendosi mai più. Nonostante gli immediati soccorsi del marito e del figlio Mirko, per lei non c'è stato nulla da fare. I familiari della 45enne sin da subito avevano puntato il dito sulle dimissioni della loro cara dall’ospedale nonostante i già chiari sintomi dell’infarto che l’avrebbe poi stroncata.