Dieci anni senza Yara, i genitori: “Ricordatela per chi era, non per quello che ha subito”
"Ricordatela per chi era e per quello sarebbe stata capace di dare agli altri, per la sua passione, le sue abilità, non per ciò che le è successo". È il monito lanciato da Fulvio e Maura Gambirasio in occasione del decimo anniversario dell'omicidio della piccola Yara, uccisa a soli 13 anni. La coppia ha sempre mantenuto un religioso riserbo di fronte a ogni sviluppo del caso iniziato proprio il 26 novembre 2010, quando la ragazza scompariva per sempre dopo aver lasciato la palestra dove si allenava a Brembate di Sopra. Da quel momento nella Bergamasca, ma anche in tutto il Paese, si è parlato solo di lei: della sua scomparsa, del suo aguzzino, del movente sessuale che ha spinto il suo assassino. Il suo corpo è stato trovato dopo tre mesi in un campo a Chignolo d'Isola, dove giaceva dalla notte della scomparsa. Sulla sua pelle, piccole ferite da taglio che, tuttavia, non hanno determinato la morte, sopraggiunta per stenti.
L'arresto dell'omicida è avvenuto nel 2014, quando Massimo Bossetti è stato ammanettato nel cantiere dove lavorava come muratore. Dopo uno dei processi più seguiti nella storia del nostro Paese, è stato condannato all'ergastolo. Continua a professarsi innocente e ha dato mandato ai suoi legali di chiedere la revisione della sentenza di condanna. Secondo il suo legale, Claudio Slavagni, ci sarebbero dei nuovi elementi in grado di portare a una revisione. Massimo Giuseppe Bossetti è stato identificato grazie a un'indagine genetica condotta confrontando il DNA del killer con quello di tutta la popolazione maschile della Bergamasca. L'operaio è stato identificato dal profilo genetico di ascendenza maschile, quello del padre (naturale), l'autista Giuseppe Guerinoni.