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Diciotti, i migranti salvati raccontano le torture subite in Libia: “Venduti e violentati, i 16 bambini nati in quei mesi sono tutti morti”

“Ci hanno detto che erano tenuti sotto terra, in un magazzino, alcuni sono stati venduti due o tre volte. In questo periodo sostengono che sono nati 16 bambini, che sono tutti morti nel giro di pochi mesi”, spiega Carlotta Sami dell’Unhcr, raccontando le storie di tortura e detenzione in Libia dei migranti salvati dalla nave Diciotti e ora ospitati nel centro “Mondo migliore” di Rocca di Papa.
A cura di Charlotte Matteini
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Sono stati torturati, picchiati, hanno subito violenze, sono stati tenuti sotto terra in un magazzino, venduti due o tre volte, detenuti per mesi in Libia in condizioni disumane. Molti bambini sono nati durante la tragica detenzione dei migranti salvati dalla nave Diciotti della Guardia costiera italiana, stando alle testimonianze tutti e 16 in neonati sono morti nel giro di 4 o 5 mesi sotto gli occhi delle mamme. Questo è quanto stanno raccontando i migranti della Diciotti agli operatori del centro "Mondo Migliore" di Rocca di Papa, dove sono stati accolti per offerta della Conferenza espiscopale italiana. "Non hanno idea di quello che sta succedendo in queste ore intorno a loro, tantomeno del perché", spiegano gli operatori del centro.

"Sono tutti molto giovani, poco più che ventenni. Le ragazze, qui ce ne sono in totale otto, hanno passato quasi tutte quello che nessuna donna dovrebbe passare. Ci hanno detto che erano tenuti sotto terra, in un magazzino, alcuni sono stati venduti due o tre volte. In questo periodo sostengono che sono nati 16 bambini, che sono tutti morti nel giro di pochi mesi. Penso basti questo a descrivere quello che hanno passato", racconta Carlotta Sami, portavoce dell’Unhcr per il Sud Europa, dopo aver incontrato nel centro Mondo Migliore di Rocca di Papa i 100 migranti arrivati ieri dalla Sicilia.

"Hanno documentato di essere stati venduti più volte, ogni volta che questo accade vengono torturati per estorcere alle loro famiglie del denaro. Hanno due pensieri, per coloro che sono rimasti in Libia e di ricostruirsi una nuova vita contribuendo allo sviluppo del Paese che li ospiterà. Gli italiani dovrebbero essere orgogliosi del lavoro che si fa ogni giorno in posti come questo dove ci sono bambini che scappano da guerre e anni di violenze", ha concluso Sami.

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