“Diceva ‘ho ucciso l’amante’, aveva le mani insanguinate”: la testimonianza del fratello di Malaj
Un uomo che ha realizzato video terribili dopo aver ucciso due persone e ferito gravemente una terza, che ha fatto delle telefonate e che quando ancora aveva le mani insanguinate "si presentava tranquillo". È questo il ritratto che emerge dalle carte del gip del tribunale di Foggia che ha firmato l'ordinanza di convalida del fermo di Taulant Malaj, il panettiere in carcere da domenica per il duplice omicidio della figlia Jessica e di Massimo De Santis, che a suo dire aveva una relazione con la moglie, rimasta ferita.
È lo stesso fratello del presunto assassino a raccontare i momenti successivi alla strage di Torremaggiore. "Mio fratello si presentava abbastanza tranquillo, e aveva le mani insanguinate e riferiva ancora una volta: questo è l'amante e l'ho ucciso", uno dei passaggi della deposizione di Quemal Malaj.
Dopo il duplice omicidio l’uomo, reo confesso, ha contattato il fratello su Messenger per informarlo di aver ucciso tre persone, "la moglie, la figlia e l’amante". Nella convalida del provvedimento del fermo si legge che il fratello di Taulant ha detto ai magistrati che non sapeva nulla, che l’uomo non gli aveva mai riferito di essere tradito "tantomeno mi ha riferito quelle che erano le sue intenzioni".
Quello tra i due fratelli era, secondo la versione di Quemal, un rapporto sporadico e nessuno dei due conosceva la situazione familiare dell’altro. L’uomo è stato ascoltato il 7 maggio e riferiva, secondo quanto si legge nelle carte: "Ieri sera verso le ore 20.00 mio fratello Taulant è venuto a casa e mi ha portato dei panini ed è andato via. Successivamente mi ha chiamato alle ore 01.40 al cellulare tramite Messanger, chiamata da me non udita immediatamente e subito dopo ho richiamato mio fratello per chiedergli cosa volesse. Mio fratello mi rispondeva che voleva che lo raggiungessi subito perché aveva ucciso tre persone. Subito dopo raggiungeva la mia abitazione con la sua autovettura e suonava ripetutamente il clacson in modo insistente. Nell'immediatezza non scendevo di casa e subito dopo unitamente a mia moglie raggiungevamo a piedi l'abitazione di mio fratello nel quale frangente si era allontanato. La mia abitazione da quello di mio fratello dista a piedi circa 5 minuiti e unitamente a mia moglie subito dopo abbiamo raggiunto casa di mio fratello, non siamo entrati, dalla porta vedevamo una persona a terra di sesso maschile. Immediatamente dopo il nostro arrivo sopraggiungeva l'ambulanza e i Carabinieri, io restavo fuori casa mentre mia moglie entrava con i soccorritori nell'abitazione da dove prelevava il figlio minore di mio fratello e lo portava fuori".
All’arrivo del fratello a casa sua il panettiere gli ha indicato l’uomo a terra "e ci riferiva essere l’amante della moglie".
Sempre il 7 maggio è stata ascoltata anche la cognata di Taulant, che come al marito ha detto di non sapere molto della loro situazione familiare. Ma ha raccontato la sera dei delitti di Torremaggiore: "Intorno alle 01.40 Tualant ha chiamato mio marito, cioè suo fratello, ma Cemal non ha risposto. Io l'ho svegliato e gli ho detto di chiamare il fratello e lui così ha fatto. Taulant al telefono riferiva soltanto di aver ammazzato tre persone e diceva a Cemal di andare a casa sua. Io ho vietato tal cosa a mio marito, allora, Taulant si è recato sotto casa mia, ha bussato più volte con il clacson della sua auto e io sono scesa giù per prima e dopo di me mio marito. Abbiamo visto Taulant e lui diceva a Cemal di andare a casa sua perché aveva ammazzato tre persone e che c'era il bambino terrorizzato. Ci diceva, quindi, di venire a prendere il bambino".
Arrivati a casa, la donna è entrata quando è giunta l’ambulanza: "Ho preso il bambino e l’ho portato giù. In casa c'era la mamma stesa che mi chiedeva di portarlo giù. Poi sono venuti i Carabinieri e io e mio marito siamo andati via".
Per il gip del Tribunale di Foggia Roberta di Maria che ha convalidato il fermo e disposto il carcere per Taulant Malaj le esigenze cautelari sono motivate anche dal "movente che lo ha ispirato: ossessiva e morbosa gelosia verso la moglie", e dal fatto che "neanche la presenza del figlio minore di appena 5 anni, che assisteva inerme alla violenza perpetrata ai danni della madre e della sorella, lo abbia fatto desistere dalla sua azione criminosa".