Sono stati ringraziati da tutti, dappertutto; hanno riunito la gratitudine di un Paese lacerato dalle polemiche e gli scontri; hanno scavato ininterrottamente per giorni senza mai cedere alla disperazione scavando come si scava per un sopravvissuto fino all'ultimo minuto, fino all'ultima vittima; hanno evitato le interviste e le celebrazioni, concentrati sul proprio compito; hanno dormito due ore a notte per non interrompere mai la catena dei turni, dormendo in una palestra di Penne diventata accampamento; non hanno voluto alimentare polemiche, non si sono concessi il vezzo delle telecamere: hanno scavato ininterrottamente. Semplicemente.
I soccorritori dell'Hotel Rigopiano sono l'immagine migliore del nostro Paese: sono intervenuti e hanno lavorato nonostante il rischio di ulteriori valanghe fosse altissimo e nonostante le precarie condizioni di sicurezza, sono riusciti a salvare delle vite umane e sono stati lo Stato nel luogo del dramma. In Italia c'è un'onorificenza, la medaglia al valore civile, che è destinata (come si legge sul sito del Governo Italiano) a «cittadini che abbiano esposto la propria vita a manifesto pericolo per salvare persone esposte ad imminente e grave pericolo; per impedire o diminuire il danno di un grave disastro pubblico o privato; per ristabilire l'ordine pubblico, ove fosse gravemente turbato, e per mantenere forza alla legge; per arrestare o partecipare all'arresto di malfattori; per il progresso della scienza o in genere per il bene dell'umanità; per tenere alti il nome ed il prestigio della Patria. Le ricompense sono concesse anche a reparti militari, Enti o Corpi i cui membri abbiano compiuto collettivamente gli atti di valore di cui sopra.» Forse gli uomini dell'Esercito, del Soccorso Alpino, dei Vigili del Fuoco, della Polizia e della Guardia di Finanza e della Protezione Civile dell'hotel Rigopiano la medaglia la meritano in pieno.
"Non siamo né angeli della neve né eroi. Non vogliamo alcuna medaglia. Siamo certamente preparati tecnicamente, ma soprattutto amiamo la montagna e le sue comunità. Solo per questa ragione siamo qua" è il messaggio apparso sulla pagina Facebook del Corpo Nazionale del Soccorso Alpino il 22 gennaio scorso: "Anche oggi a scavare in silenzio tra la neve – si legge – ma anche a portare un po' di sollievo alle tante famiglie isolate nelle frazioni più disagiate, agli anziani e a quanti chiedono il nostro servizio. Tutto qua: il nostro dovere." Ed è proprio questo il senso: lo spirito di servizio e il senso del dovere che purtroppo troppo spesso in questi anni sono mancati.
"Niente onorificenze, piuttosto diamogli uno stipendio decente e i mezzi per lavorare al meglio!" dirà giustamente qualcuno. Eppure una medaglia dal Presidente della Repubblica, se ci pensate, sarebbe anche un'ulteriore garanzia di attenzione politica: come potrebbe un Paese non garantire dignità e professionalità a un corpo considerato benemerito? Perché i cittadini ringraziano, ma le istituzioni onorano.