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Detenuto trovato morto nella sua cella del carcere di Genova: si indaga per omicidio

L’uomo, un sessantenne italiano, stamattina è stato trovato senza vita nel suo letto in una cella del carcere genovese di Marassi. Si indaga per omicidio.
A cura di Davide Falcioni
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Immagine di archivio
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Un detenuto italiano di circa 60 anni questa mattina è stato trovato senza vita nel suo letto in una cella del carcere genovese di Marassi. Sul volto e sulla testa dell'uomo erano presenti evidenti tumefazioni, tanto da far sospettare un'aggressione da parte del compagno di cella, anch'egli italiano. A renderlo noto Gennarino De Fazio, Segretario Generale della Uilpa Polizia Penitenziaria. Sono in corso le indagini della Polizia penitenziaria e sul posto si sta recando un pubblico ministero e il Provveditore Regionale dell'Amministrazione Penitenziaria.

"Dopo quello del giugno scorso al carcere di Velletri, se confermato, si tratta del secondo omicidio nelle nostre carceri, che per il dettato costituzionale dovrebbero rappresentare il tempio delle regole e della risocializzazione, ma che evidentemente si confermano palestre del crimine. Il morto di oggi si unisce ai 51 suicidi e ai 64 decessi per altre cause già avvenuti nel corso del 2023, portando il lungo bollettino dei defunti a quota 116″, ha aggiunto De Fazio, che non ha lesinato critiche all'esecutivo. "Tutto ciò acclara la perdurante emergenza penitenziaria, sotto gli occhi di tutti tranne che del Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, e del Governo Meloni, fatta di sovraffollamento detentivo, insufficienza degli organici del personale, inadeguatezza di tecnologie ed equipaggiamenti e disorganizzazione imperante. Tutti elementi, questi, particolarmente evidenti anche a Genova Marassi".

"Occorre fermare la carneficina e mettere in sicurezza le carceri mediante un decreto-legge che, con procedure d’urgenza e al di là delle fantasiose e difficilmente praticabili idee agostane del Guardasigilli, si occupi di deflazionare la densità detentiva, prevedere immediate assunzioni straordinarie nel Corpo di polizia penitenziaria, mancante di 18mila unità, potenziare gli equipaggiamenti e le strumentazioni e di dare impulso a una riorganizzazione complessiva dell’intero apparato d’esecuzione penale, a cominciare da quello inframurario”, conclude De Fazio.

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