Detenuto registra gli agenti in carcere: “Le botte servono, qui la Costituzione non vale”
Rachid Assarag è un deteneuto marocchino di quarantanni che sta scontando una pena di nove anni e quattro mesi per violenza sessuale nelle carceri italiane. Durante la sua detenzione è stato vittima di abusi e pestaggi, sempre denunciati attraverso esposti che però non hanno mai sortito effetto. Per dimostrare le botte e i soprusi di cui è stato vittima, Rachid ha registrato gli audio delle conversazioni con agenti e personale penitenziario dei diversi istituti di pena dove è stato trasferito: Milano a Parma, Prato, Firenze, Massa Carrara, Napoli, Volterra, Genova, Sanremo, Lucca e Biella. Il primo abuso è avvenuto nel carcere emiliano, dove quattro guardie lo hanno seviziato con la stampella che usava per camminare. Rachid ha denunciato, ma non è stato creduto. Così, consigliato e assistito dall'avvocato Fabio Anselmo, ha iniziato a registrare tutto. Il risultato è un collage dell'orrore messo insieme attraverso conversazioni con agenti, medici, operatori avvenute nelle carceri di buona parte d'Italia.
"Brigadiere, perché non hai fermato il tuo collega che mi stava picchiando?", chiede in un audio Rachid, probabilmente a un agente della polizia penitenziaria. "Fermarlo? Chi, a lui? No, io vengo e te ne do altre, ma siccome te le sta dando lui, non c'è bisogno che ti picchio anch'io", si sente rispondere. E poi "Tanto uscirete di qui più delinquenti di prima: le botte non c'entrano"; "In carcere la Costituzione non vale"; "Se il collega te le dà, io entro in cella e te le do pure io, poi siamo in due a dartele!"; "Le botte? Con questi metodi noi abbiamo ottenuto risultati ottimi".
Le registrazioni di Rachid sono state rese pubbliche dall'associazione A Buon diritto, che ha fatto sapere che il detenuto è da un mese in sciopero della fame e ha perso 18 chili. "Se Assarag dovesse morire in carcere, nessuno potrebbe dire che non si è trattato di una morte annunciata", ha denunciato il presidente dell'associazione, il senatore Luigi Manconi.
In seguito al caso sollevato dalla diffusione degli audio del detenuto marocchino, il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, ha chiesto al capo del Dipartimento dell'Amministrazione penitenziaria di "assicurare l'opportuna collaborazione agli accertamenti in corso da parte dell'autorità giudiziaria" e di fornire "elementi di valutazione" su quanto sarebbe accaduto nel carcere di Parma. Questo anche all'esito di "un'eventuale attività ispettiva".