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Denunciava in tv carenze dei mezzi della polizia, ma truccava prove: sospeso dirigente Sap

Un dirigente del Sap è stato denunciato per peculato, abuso d’ufficio, interruzione di pubblico servizio, pubblicazione di notizie esagerate false e tendenziose. In un’intervista a Ballarò aveva mostrato equipaggiamento in disuso da anni per dimostrare le carenze dei mezzi a disposizione della polizia.
A cura di Claudia Torrisi
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Update ore 21 – La trasmissione di Rai3 Ballarò è intervenuta sul caso con un post sulla pagina Facebook a firma del conduttore Massimo Giannini. "Con riferimento al servizio di "Ballarò", relativo all’equipaggiamento delle forze dell’ordine dopo gli attentati di Parigi, e alla conseguente sospensione di un dirigente del Sap, ribadiamo l’assoluta correttezza del nostro lavoro giornalistico e la puntuale verifica dell’affidabilità delle fonti, interpellate come sempre senza alcuna tesi precostituita. Se dall’inchiesta della Procura fosse accertato un illecito commesso da appartenenti al corpo di Polizia di Stato, che ci abbiano fornito false informazioni, saremmo i primi a considerarci parte lesa", si legge nel post. Giannini sostiene che l'inviato "ha ascoltato diversi esponenti delle forze di Polizia. Il servizio era ampio, completo e accurato. Del resto, se non possiamo fidarci di un poliziotto, di quale altra fonte potremmo e dovremmo fidarci? Per questo, respingiamo ogni strumentalizzazione che chiami in causa la nostra trasmissione e il lavoro del nostro inviato".

Un dirigente del sindacato di polizia Sap, F.R., è stato denunciato e sospeso dal servizio con le accusa di  peculato, abuso d’ufficio, interruzione di pubblico servizio, pubblicazione di notizie esagerate false e tendenziose atte a turbare l’ordine pubblico, abbandono di posto di servizio. L'agente sarebbe responsabile di aver "truccato" un'intervista con un giornalista di Rai3, mostrando caschi, giubbotti e armi in disuso da anni per dimostrare l'inadeguatezza e la mancanza di sicurezza in cui versa l'equipaggiamento del corpo di polizia.

Lo scorso 24 novembre in una puntata di Ballarò è andata in onda un servizio in cui compariva un poliziotto in divisa con il volto oscurato e la voce camuffata che denunciava al giornalista la "pericolosità del materiale in dotazione al personale impegnato nelle attività di controllo del territorio". L'agente mostrava alla telecamera l'inadeguatezza dei giubbotti antiproiettile per proteggere l’operatore di polizia in caso di conflitti a fuoco con l’utilizzo di armi con calibro superiore al 357 magnum – "se sparano con un kalashnikov questo passa il mio petto e anche la parte posteriore" – alcuni caschi u-botin pessimo stato di conservazione, con la gomma piuma completamente usurata e una pistola pistola mitragliatrice fabbricata nel 1978. "Tu in mezzo alla folla non puoi sparare con quella", denunciava il poliziotto.

In studio era presente anche il prefetto Mario Morcone, che aveva avanzato l'ipotesi di strumentalizzazione delle carenze nell'equipaggiamento da parte del sindacato di polizia Sap – di cui un esponente veniva intervistato alla fine del servizio. Insinuazione che aveva irritato il segretario Gianni Tonelli, tanto da spingerlo a scrivere una lettera aperta al prefetto inviata agli organi di stampa: "Voglio dirglielo senza troppi giri di parole lei dovrebbe vergognarsi, chiedere scusa e soprattutto dimettersi dopo le assurde accuse che ha rivolto ai poliziotti e a me l’altra sera, in diretta tv a Ballarò, dopo che il programma condotto da Massimo Giannini aveva mandato in onda un servizio relativo alle condizioni della Polizia di Stato con le denunce in prima persona degli agenti e una mia considerazione finale. Lei deve vergognarsi perché ha pensato che i poliziotti avessero recitato in malafede una parte, offrendo una descrizione artefatta della verità".

Dopo la messa in onda del servizio, il capo della polizia Alessandro Pansa aveva chiesto immediate verifiche. Il 26 novembre Il Giornale aveva pubblicato la notizia di un'indagine a carico "di persone dichiaratesi appartenenti alla Polizia di Stato, attualmente in fase di identificazione" che "hanno reso dichiarazioni che recano un grave pregiudizio all'immagine della Polizia, alimentando la percezione di insicurezza dei cittadini". L’indagine era stata affidata agli investigatori della Digos, che la settimana scorsa hanno trasmesso la relazione alla magistratura, da cui emerge che, in effetti, la scena ripresa dalle telecamere di Ballarò era stata creata ad arte dall'agente.

Secondo quanto riporta il Corriere della Sera, che ha pubblicato un video registrato dalle telecamere di sorveglianza esterne del commissariato,

"l'assistente Capo F. R. il 23 novembre, giorno precedente al servizio televisivo, era impegnato in servizio di vigilanza con turno 13.00/19.00 presso il Commissariato dove lavora e ha chiesto al personale della pattuglia impegnata in attività di controllo del territorio, di poter essere accompagnato ad acquistare generi alimentari. Dall’acquisizione delle immagini della videosorveglianza esterna del Commissariato effettuata dalla ditta specializzata, è stato riscontrato che il 23 novembre u.s., alle 14.00 circa, la pattuglia ha parcheggiato negli spazi antistanti il Commissariato, è sceso l’operatore alla guida il quale si è diritto all’interno del Commissariato".

F. R., dopo aver ricevuto il cambio nel servizio di vigilanza al corpo di guardia dall’operatore alla guida della pattuglia, è quindi uscito dal Commissariato con due caschi (u-bot) e li ha riposti nel cofano posteriore di un’auto della polizia. "Tali caschi – si legge nella relazione – di vecchio tipo e non più in uso perché sostituiti con altri di nuova fabbricazione, erano conservati in un apposito armadio, all’interno del Commissariato. Lo stesso vale per l’arma mostrata nel servizio conservata in apposito armadio blindato all’interno della struttura di Pubblica Sicurezza". Dopo aver riposto il materiale nel cofano posteriore, F.R. si è messo alla guida dell'auto e ha lasciato il Commissariato.

"Durante il tragitto, da quanto ricostruito grazie alle relazioni di servizio dell’operatore che era bordo dell’autovettura con F.R., quest’ultimo avrebbe detto di dover incontrare delle persone con cui parlare delle condizioni logistiche della Polizia di Stato, con particolare riferimento alle dotazioni da lui definite "obsolete". Giunti in viale del Forte Antenne (luogo ove è stata effettuata l’intervista “travisata”), F.R. ha incontrato tre persone per un periodo di 10/15 minuti".

Al termine dell'intervista, F.R. ha fatto ritorno in Commissariato e ha ripreso la sua attività. Da altre relazioni di servizio "è emerso, altresì, che all’interno dell’autovettura in questione, il giorno seguente, sono stati rinvenuti quattro caschi u-bot anziché due così come previsto dalle circolari ministeriali".

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