Denise Pipitone, parla l’ex pm Angioni: “Un nucleo familiare le voleva far del male, qualcuno l’ha salvata”
"Una famiglia le voleva far del male, qualcuno l'ha salvata". Nel corso della trasmissione Pomeriggio 5, andata in onda ieri pomeriggio, 18 maggio, si è tornato a parlato del caso Denise Pipitone. La conduttrice Barbara D'Urso ha mandato in onda un'intervista telefonica all'ex pm Maria Angioni, il magistrato che si occupò del caso della bimba di Mazara del Vallo scomparsa il primo settembre 2004 all'età di quattro anni. "Essendo emersi più indizi, anche una pluralità di indizi nei confronti di altre persone, sempre dei due nuclei familiari, il nucleo Corona e il nucleo Pulizzi, l'unica ipotesi investigativa che ne tenga conto in maniera ragionevole è questa: un nucleo familiare le voleva far del male, qualcuno l'ha salvata" ha detto il magistrato.
"Ci sarebbe stato un primo intervento di persone che volevano fare male alla bambina. Il primo gruppo sarebbe stato mosso da risentimento con l'intenzione di fare del male alla bambina. Invece il secondo, immediatamente avvisato sarebbe corso a individuare dov'era la bambina, poi l'avrebbe presa e l'avrebbe portata via per proteggerla dal male fisico" ha aggiunto la Angioni, che già qualche giorno fa, nel corso di un intervento a Mattino Cinque, aveva avanzato l'ipotesi che Denise potesse essere stata rapita da due diversi gruppi di persone. Poi conclude: "Però chiaramente anche questo secondo gruppo non avrebbe avuto intenzione di denunciare il primo, e si sarebbe fatto giustizia da solo. Tanta gente avrebbe messo lo zampino in questa vicenda. Battista Della Chiave è un teste attendibile dal punto di vista processuale. Ha visto qualcosa? Credo purtroppo di sì…".
Negli ultimi giorni si è tornato a parlare con più insistenza del caso di Denise. Due giorni fa un anonimo, dopo aver inviato una lettera a Giacomo Frazzitta, avvocato di Piera Maggio, ha scritto anche alla trasmissione televisiva ‘Chi l’ha visto?': "Sono 17 anni che so, non ho parlato prima per paura…". A quanto si apprende l’anonimo, che nella lettera parla delle fasi successive al sequestro di Denise e fa riferimento anche ad alcuni testimoni oculari, dice di essere "sicurissimo al cento per cento di quello che ho visto".