Delitto Sofia Stefani, la vigilessa era vessata dai colleghi: “Brutte battute per il rapporto con Gualandi”

Continua il processo a carico di Giampiero Gualandi, il capo dei vigili di Anzola accusato dell'omicidio aggravato dell'ex collega Sofia Stefani con la quale aveva avuto una relazione. I testimoni chiamati in aula hanno raccontato di un "pessimo rapporto" di Stefani, che aveva 33 anni, con gli altri colleghi vigili urbani. Qualcuno ha parlato di "gelosie e maldicenze" dovute proprio alla relazione che la 33enne intratteneva con Gualandi.
Il 63enne, infatti, la chiamava spesso in ufficio e questo provocava le battute dei colleghi di lavoro. "Veniva tormentata in tutti i modi – ha ricordato la testimone sentita in aula -. La facevano tribolare e le facevano fare cose poco ortodosse senza spiegazioni. Era molto bella, solare, piena di umanità e questo aveva suscitato diverse gelosie. C'erano veleni e dissapori tra gli uffici della municipale intercomunale di Sala Bolognese e Anzola dell'Emilia".
L'agente Patrizia Buzzoni e la comandante Silvia Fiorini hanno raccontato davanti alla Corte d'assise che i colleghi di vittima e imputato spesso facevano pesare alla 33enne il rapporto con Gualandi con una serie di battute di cattivo gusto che avevano creato dissapori e un clima teso all'interno degli uffici. "Tra me e Gualandi non c'erano rapporti distesi – ha ricordato la comandante Fiorini -. Fino al giorno dei fatti il suo atteggiamento è sempre stato ostruzionistico. Da gennaio 2024 aveva la responsabilità dell'ufficio contenzioso, era un servizio interno e non avrebbe dovuto essere armato. Era assegnatario di una pistola, ma non la poteva portare. Nessun collega ha mai pulito le armi in ufficio".
Secondo la comandante sarebbe quindi impossibile che il 16 maggio del 2024, il colpo di pistola che ha ucciso Stefani fosse partito per sbaglio perché Gualandi non avrebbe dovuto avere l'arma sulla scrivania.
Eppure più colleghi hanno detto di aver visto Gualandi maneggiare la glock in ufficio in diverse occasioni, ma nessuno ha riferito di averlo trovato strano. Sul rapporto della 33enne con Gualandi, l'agente Doboletta, che conosceva entrambi, ha raccontato che Stefani aveva attirato su di sé inimicizie e antipatie durante gli anni. "
Le lamentele su di lei – ha ricordato la comandante Fiorini – erano costanti. Più di un collega mi aveva chiesto di non essere messo in turno con lei perché interagiva fuori contesto con i cittadini fermati e non rispettava il rapporto gerarchico". Alcune volte, secondo la comandante, la 33enne avrebbe chiamato Gualandi perché "non sicura che il capo pattuglia stesse agendo correttamente".
La vigile vedeva nel 63enne un punto di riferimento anche dopo il licenziamento. Secondo Fiorini, la giovane entrava spesso nell'ufficio di Gualandi, rimanendo all'interno per ore. "Era stata assunta tramite concorso a dicembre 2022 – ha raccontato la comandante – ma da subito ha tenuto atteggiamenti non consoni al ruolo".
Secondo Buzzoni, divenuta col tempo una confidente per la vigile, le battute dei colleghi erano motivate da una forte invidia. "Era disperata, l'ho vista piangere ma mai ha aggredito qualcuno. Con Gualandi c'era una dipendenza psicologica nata perché lei gli chiedeva tanti consigli. Parlando con lui ci eravamo chiesti come mai i colleghi la tormentassero tanto: era solo una ragazza che cercava la sua strada".