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Omicidio di Alice Scagni a Genova

Delitto Scagni, il perito: “Non sono sicuro che Alberto volesse uccidere la sorella”

Nell’ultima udienza del processo per l’omicidio di Alice Scagni è andato in scena lo scontro tra gli psichiatri sul disturbo di personalità di Alberto e sulla sua capacità di intendere e di volere.
A cura di Biagio Chiariello
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Alberto e Alice Scagni (foto dal profilo Facebook di Alberto Scagni)
Alberto e Alice Scagni (foto dal profilo Facebook di Alberto Scagni)
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"Io a oggi non so se Alberto Scagni volesse uccidere la sorella". Sono le parole del perito nominato dal gip, Elvezio Pirfo, alla fine della sua testimonianza nel processo all'uomo accusato di avere ucciso la sorella Alice, sotto casa a Quinto (Levante di Genova), il primo maggio 2022, con un coltello nascosto in un sacchetto colpendola con 19 fendenti.

Secondo l'esperto Scagni sarebbe in grado di stare in giudizio ma è seminfermo di mente perché la sua capacità è "gravemente scemata ma non esclusa" a differenza invece del consulente nominato dall’accusa, Giacomo Mongodi secondo cui è capace di intendere e di volere (stesse conclusioni a cui è arrivato Marco Lagazzi, psichiatra forense oggi alla direzione del centro clinico di San Vittore a Milano). "Nel consulente del pm non ho trovato serenità professionale ma aggressività personale", ha accusato Pirfo.

Per il perito del gip esisterebbe un difetto di imputabilità e per dimostrarlo ha scavato nel passato di Scagni, concludendo che sussiste in lui un funzionamento della personalità alterato nel senso pervasivo. “Tutti gli esseri umani hanno alterazioni della personalità, – ha dichiarato il perito – il problema è se le caratteristiche psicopatologiche alterano la vita quotidiana”.

Per il perito, fin dalla prima età evolutiva in Alberto Scagni “c'erano tratti antisociali, non in corrispondenza con il buonsenso e le regole della società". Il tutto sarebbe stato aggravato dall’uso di alcol e droghe “usate per scopo edonistico ma anche come autoterapia” ha spiegato.

E alla domanda del giudice sul perché avesse colpito la sorella, l’unica con cui apparentemente aveva mantenuto un rapporto negli ultimi mesi prima del delitto: “Io non so rispondere – ha detto – ma non sono sicuro che volesse uccidere la sorella”.

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Tra le caratteristiche di Scagni che il perito ha individuato emergono la mancanza di empatia, la tendenza a manipolare le persone; poi i tratti narcisistici, quelli paranoicie quelli legati all'impulsività dei comportamenti.

Ma questi ultimi due tratti sono stati contestati dal consulente del pubblico ministero. “In tutto l'iter giudiziario Scagni non ha manifestato di essere paranoico. – ha detto Mongodi – Per quanto riguarda l'impulsività faccio fatica ad accostarla al comportamento che ha tenuto durante la perizia, ha risposto solo alle domande che gli venivano poste, era molto tranquillo. Faccio fatica a considerare impulsivo il comportamento di chi si è portato dietro un coltello e per non farsi scoprire l'ha nascosto in un sacchetto”.

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