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Delitto Giaveno, lo scrittore Marco Gilioli confessa: “L’ho ucciso io”. Le ipotesi sul movente

Ha confessato Marco Gilioli, il 35enne affetto da un disturbo schizofrenico che ha ucciso il vicino Emilio Mazzoleni, 71 anni, nella sua casa di Giaveno. A scatenare la sua ira potrebbe essere stata una discussione per una catasta di legna da ardere e poi l’abbaiare del cane del pensionato.
A cura di Biagio Chiariello
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Marco Gilioli
Marco Gilioli

Marco Gilioli, il 35enne che nella serata di sabato 30 settembre ha ucciso il vicino Emilio Mazzoleni, 71 anni, nella sua casa di borgata Maddalena, a Giaveno (Torino), ha ammesso tutte le proprie responsabilità nell'udienza di convalida davanti al giudice Ersilia Palmieri e davanti al pm Manuela Pedrotta che coordina le indagini dei carabinieri della compagnia di Rivoli, che lo avevano arrestato la mattina successiva all'omicidio.

Ancora poco chiaro il movente. Pare che nei giorni precedenti i due avessero litigato per alcuni pezzi di legname che erano stati mal accatastati su un tavolo nel retro dell'appartamento di Mazzoleni, situato sul ballatoio condiviso tra i due vicini.

Gilioli, affetto da un disturbo schizofrenico e in cura presso il centro di salute mentale di Giaveno, agli inquirenti ha detto che stava riposando quando l'abbaiare di ‘Pluto' il cane del pensionato, lo avrebbe svegliato e infastidito. Forse è stato proprio quello a far scattare in Gilioli una violenza senza senso. Il 35enne avrebbe preso una sedia di legno usandola per fracassare il cranio Mazzoleni. Poi ha sgozzato ‘Pluto'. E tutto intorno alla casa ha piazzato copie di ‘Relatività perfetta', suo saggio di 55 pagine pubblicato lo scorso luglio.

Tra le ipotesi al vaglio degli inquirenti c'è quella relativa all’interruzione delle cure per la schizofrenia che affliggeva l'omicida. Gli abitanti della borgata hanno parlato agli inquirenti delle sue violente esplosioni di ira.

Queste le parole dell’avvocato Giorgio Papotti, che assiste Gilioli e che gli aveva consigliato di avvalersi della facoltà di non rispondere: "Il mio assistito ha voluto parlare davanti al giudice anche per togliersi un peso, ora che si sente meglio grazie ai farmaci che sta prendendo in carcere. Ma le sue parole sono sempre dei deliri, resta comunque una persona con una grave malattia: questa è una storia triste per tutti. Le famiglie distrutte sono due".

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