Delitto Garlasco, l’ex generale Luciano Garofano spiega perché era in casa Poggi: “Ora mi vogliono screditare”

Bisognerà ancora attendere qualche giorno prima di scoprire la decisione del giudice per le indagini preliminari che confermerebbe o meno Luciano Garofano come il genetista consulente della difesa di Andrea Sempio, indagato (per la terza volta) per omicidio in concorso con ignoti o con Alberto Stasi. La scorsa udienza del 9 aprile al Tribunale di Pavia – la prima sull'incidente probatorio – ha dimostrato che le nuove indagini sul delitto di Garlasco, quando perse la vita Chiara Poggi il 13 agosto del 2007, hanno assunto anche una svolta legale. O meglio, uno scontro legale.
Nell'udienza la Procura si è opposta alla nomina del perito super partes Emiliano Giardina, proposto dal gip, perché avrebbe già espresso il suo parare in una precedente intervista de Le Iene. Chi lo "difende" smentisce queste accuse specificando che era uno dei tanti intervistati coinvolti in trasmissione e che nel programma tv non si stava discutendo del materiale genetico su cui si concentrerebbe l'incidente probatorio.
La stessa mattina i legali di Alberto Stasi si sono opposti alla nomina dell'ex generale del Ris Luciano Garofano perché poco dopo il delitto era entrato in casa Poggi – nel suo precedente suolo da capo del Ris di Parma – per i rilievi del caso. I legali dell'unico condannato lo avrebbero così ricusato sottolineandone l'incompatibilità. Facendo poi girare delle foto in cui confermerebbero la sua presenza nella casa dei Poggi. Subito l'ex generale aveva precisato che non aveva partecipato alle analisi post delitto. Intervenuto nella sera di ieri 11 aprile al programma tv Quarto Grado l'ex generale è poi entrato nel dettaglio e ha chiarito di essere stato in quella casa con finalità completamente diverse rispetto alle analisi genetiche oggetto del futuro incidente probatorio.
"É la prima volta che viene ricusato un consulente di parte", ha precisato subito in trasmissione Garofano. "L'oggetto dell'incidente probatorio di oggi è l'analisi del dna fatta già nel 2014 dal professore Francesco De Stefano (ovvero chi per primo analizzò le unghie di Chiara Poggi e la cui perizia scagionò poi anche nel 2017 Andrea Sempio), l'analisi sui para-adesivi e sui nuovi reperti". Ma chi fece in passato i sopralluoghi? "Le analisi fatte in passato erano state fatte dai miei collaboratori come consulenti nominati dalla Procura. Fecero due sopralluoghi: il 5 settembre e il 12 settembre del 2007 ai quali io non partecipai. Tra l'altro, chiesi di partecipare come funzionario di polizia giudiziaria a uno di questi due e il pubblico ministero non mi autorizzò. Quindi io non ho partecipato all'attività di quei giorni e che ora è oggetto del prossimo incidente probatorio. Sono stati i collaboratori a fare i sopralluoghi, a dire cosa hanno trovato e a testimoniare".
E poi ha aggiunto: "Mi pare quindi paradossale questa accusa di incompatibilità perché se fossi incompatibile io lo dovrebbe essere anche il professor Marzio Capra, ovvero consulente della famiglia Poggi, perché lui (non è la mia una sfiducia nei suoi confronti) ha partecipato ai sopralluoghi del 5 e 12 settembre".
Le fotografie che lo ritraggono nella casa Poggi sono del 3 ottobre dell'anno dell'omicidio: "Io ero lì perché, come ho detto davanti al gip, mi sono occupato della distribuzione delle macchie di sangue sul pavimento dopo che i miei colleghi, come consulenti, avevano già fatto sopralluogo e repertato tutto. Mi sembra che ci sia una concentrazione nello screditarmi a tutti i costi e senza motivo".