Delitto Garlasco: la Procura e Alberto Stasi ricorrono contro la condanna

Lo scorso 17 dicembre Alberto Stasi è stato condannato a 16 anni di reclusione perché riconosciuto colpevole di aver ucciso Chiara Poggi, la fidanzata trovata morta nell’agosto del 2007 nella villetta di famiglia di Garlasco, in provincia di Pavia. In passato il giovane era stato assolto due volte dall’accusa di omicidio, poi la Cassazione aveva cancellato quella sentenza. Oltre ai 16 anni, il giudice di Milano lo scorso dicembre ha stabilito un risarcimento di un milione di euro ai familiari della vittima. Ma la sentenza di condanna arrivata qualche mese fa non ha soddisfatto né, naturalmente, la difesa dell’imputato riconosciuto colpevole né l’accusa. Entrambi le parti, infatti, hanno presentato ricorso in Cassazione contro il verdetto dei giudici della corte d’Assise d’appello di Milano che hanno escluso l’aggravante della crudeltà e applicato, come previsto dalla legge, lo sconto di un terzo della pena perché il processo si celebrava con il rito abbreviato.
Ricorso contro la sentenza di 360 pagine per la difesa di Stasi – Il pg di Milano Laura Barbaini, che aveva chiesto 30 anni in sede di requisitoria sottolineando che l’imputato Alberto Stasi aveva agito con crudeltà, ha presentato ricorso agli ermellini per chiedere il riconoscimento dell’aggravante. Secondo il pg “le modalità esecutive dell'azione omicidiaria indicano, non solo l'identità dell'autore, non solo il movente esasperato ricollegabile alle deviazioni sessuali dell'imputato, ma anche l'eccesso dei limiti della normalità causale, raggiunto con una condotta insensibile e spietata, tale da integrare l'aggravante”. Anche la difesa dell’ex studente bocconiano ha depositato un ricorso contro la sentenza di 360 pagine. La parola sul delitto di Chiara Poggi a Garlasco ritorna dunque di nuovo alla Suprema corte per il verdetto finale.