Delitto di Garlasco, “tracce maschili da esame sulle unghie di Chiara Poggi”
C’è ancora da indagare sull'omicidio di Chiara Poggi, la giovane uccisa in una villetta di Garlasco (Pavia) nel 2007. Il suo assassino è ancora libero. A sette anni da uno dei fatti di cronaca più dibattuti degli ultimi tempi, i nuovi accertamenti disposti dalla Corte d’Assise d’Appello hanno permesso di scoprire nuove tracce sul corpo della vittima.E’ l’ANSA a parlare di “tracce del cromosoma maschile Y” su “due margini delle unghie di Chiara Poggi”. La scoperto è stata fatta dopo gli esami disposti nel processo d'appello bis a carico di Alberto Stasi, l’allora fidanzato della vittima e oggi unico imputati. Ora saranno i giudici a stabilire se le nuove prove raccolte dall’accusa potranno finire nel fascicolo contro l’imputato.
Altri esami: camminata di Alberto Stasi e capello
Quello sulle unghie della vittima è uno dei tre accertamenti disposti dalla Corte d’Appello. L’altro è quello sul capello trovato nel palmo della mano sinistra di Chiara e non sembra avere dato alcuni risultato: almeno questo dice l'esame per ricavare il Dna mitocondriale dal bulbo e dal fusto del capello; l’altro accertamento – la ripetizione dell'esperimento della camminata di Stasi sulla scena del crimine – dovrebbe arrivare a giorni. L’obiettivo è capire è perché sulle suole delle scarpe indossate al momento del ritrovamento del cadavere dall'ex studente bocconiano, e consegnate agli inquirenti la mattina dopo il delitto, non è stata trovata alcuna traccia di sangue. Gli esami sulla bicicletta nera da donna di proprietà della famiglia Stasi, invece, sono ancora in corso.
Garlasco, testimoni ancora da sentire
Tutti i risultati dovranno essere consegnati entro il 22 settembre prossimo in vista della ripresa del nuovo processo d’appello. Ma ci saranno ancora indagini. A svolgerle saranno i carabinieri di Vigevano e il Gico della Gdf, come deciso dal pg di Milano Laura Barbaini, il rappresentante dell'accusa, a luglio per svolgere indagini supplementari. Saranno poi sentite altre persone come test, tra cui l'amico fraterno di Stasi, Alberto Panzarasa (avrebbe risposto con parecchi ‘non ricordo’ alle domande degli inquirenti).