Delitto Fragalà, arrestati i presunti killer. L’ombra della mafia sull’omicidio

I carabinieri del nucleo investigativo di Palermo hanno arrestato i tre presunti killer dell'avvocato Enzo Fragalà, aggredito il 23 febbraio del 2010 a colpi di bastone, a pochi metri dal suo studio, e morto in ospedale dopo 3 giorni di coma a causa delle gravissime lesioni alla testa. Due di loro si trovavano già in carcere per storie di mafia e pizzo: sono ritenuti affiliati al mandamento di Porta Nuova. Il terzo, l'unico finora in libertà prima dell'arresto, sembra abbia qualche precedente per rapina.
Ma se sugli esecutori materiali dell'omicidio è stata fatta luce, ancora incerto è il movente del delitto. Secondo la pentita Monica Parisi, Fragalà sarebbe stato ucciso per motivi passionali: avrebbe infastidito la moglie di un suo cliente in carcere. Gli investigatori però non escludono, che dietro al suo omicidio possano nascondersi le stesse scelte professionali del'avvocato che avrebbero in qualche modo ostacolato Cosa nostra, anche se nell'ordinanza emessa dal Gip questa ipotesi non viene contemplata.
Enzo Fragalà era conosciuto a Palermo, oltre che per la sua attività professionale, anche per il suo impegno in politica. Esponente di primo piano del Msi fino all'inizio degli anni Novanta, era stato parlamentare di An dal 2001 al 2006, componente della Commissione Giustizia, della Commissione parlamentare d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti, del Comitato parlamentare per i procedimenti d'accusa e della Commissione parlamentare d'inchiesta sul dossier Mitrokhin.