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Delitto di Macerata, l’autopsia: “Rosy picchiata fino alla morte”

Picchiata con ferocia fino alla morte. È quanto è emerso dall’autopsia sul corpo di Rosina Cassetti, la 78enne uccisa in casa la notte di Natale a Montecassiano (Macerata). Illesi, invece, il marito Enrico e la figlia Arianna, che secondo il loro racconto sarebbero stati aggrediti e legati da un rapinatore entrato in casa la notte di Natale.
A cura di Angela Marino
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Picchiata con ferocia fino alla morte. È quanto è emerso dall'autopsia sul corpo di Rosina Cassetti, la 78enne uccisa in casa la notte di Natale a Montecassiano (Macerata). Secondo l'esame medico legale, che individua nell'asfissia da soffocamento la causa della morte, l'anziana sarebbe stata picchiata pesantemente prima di morire. Una dinamica che mal si concilia con il racconto dei familiari che, secondo quanto da loro riferito, sarebbero stati immobilizzati e legati da un rapinatore, che si sarebbe accanito unicamente contro Rosina, restando praticamente illesi.

La figlia Arianna Orazi, indagata per omicidio, simulazione di reato e maltrattamenti, in particolare, avrebbe riportato solo un livido. Eppure secondo quanto ha riferito sarebbe stata intercettata dall'aggressore sulle scale, bloccata con la forza e poi legata con un cavo dell'aspirapolvere. Tutto lasciandole solo un'ecchimosi sul braccio. Illesi, invece, il padre Enrico Orazi (indagato per favoreggiamento e simulazione di reato) e il nipote Enea (indagato per gli stessi reati), 20 anni, sopraggiunto in casa a rapina terminata, quando ormai l'aggressore aveva lasciato la casa in via Pertini con un paio di migliaia di euro in tasca.

Continuano, intanto, le indagini dei carabinieri, coordinati dal procuratore capo, Giovanni Giorgio, e dal sostituto procuratore, Vincenzo Carusi. Gli accertamenti proseguono su una duplice pista: quella indicata dagli avvocati del team difensivo, secondo i quali l'aggressore sarebbe entrato dalla finestra e quella dell'omicidio a sfondo familiare. A indicare agli inquirenti questo orientamento investigativo, oltre che l'assenza di tracce di terzi nella villetta, anche la richiesta di aiuto della vittima, pochi giorni prima della morte, a un centro antiviolenza. Rosi, come la chiamavano le amiche, aveva parlato ad alcune persone vicine delle tensioni familiari che stava vivendo, raccontando di come fosse stata privata dai suoi della gestione del denaro, delle chiavi dell'auto, di come fosse stata confinata in cucina e relegata a dormire sul divano. "Le aveano tolto tutto", raccontano i vicini.

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