Delitto di Garlasco, su DNA la procura dà ragione a Stasi
La Procura di Milano dà ragione a Stasi. O meglio, ai consulenti della sua difesa, la ‘Skp Investigazioni srl', l'agenzia di detective che nel 2016 ha fatto scoppiare – di nuovo – il caso del delitto Garlasco, per cui Stasi sconta una condanna a 16 anni. Tre anni fa, infatti, la Skp prelevò il DNA di quello che l'allora avvocato di Alberto Stasi riteneva dovesse avere dignità di sospettato, Andrea Sempio, amico di Marco Poggi, il fratello di Chiara, l'ex fidanzata di Stasi uccisa a Garlasco nell'agosto del 2007. Ebbene, all'epoca gli investigatori prelevarono il DNA di Sempio da un bicchierino sporco di caffè lasciato da un ragazzo all'interno di un bar, senza il suo consenso e senza che ne fosse consapevole, per poi presentare la richiesta di revisione del processo presentandolo come colpevole alternativo.
Un'operazione che i legali di Andrea Sempio all'epoca hanno ritenuto illegittima in quanto avrebbe violato il diritto alla privacy del loro cliente. Per la difesa di Stasi, tuttavia, se fosse stato possibile dimostrare che si trattava dello stesso profilo genetico maschile raccolto sotto le unghie di Chiara, durante l'autopsia, quel campione avrebbe potuto ribaltare la condanna a carico di Stasi. Se fosse stato possibile, appunto. Il DNA sotto le unghie della vittima, già ritenuto insufficiente all'epoca del processo, infatti, anche stavolta è stato giudicato troppo scarso per un nuovo esame comparativo. E Sempio, che per alcuni mesi è stato additato come presunto colpevole dell'omicidio di Chiara Poggi, è stato ‘scagionato‘.
A questo punto, dunque, i legali di Sempio hanno presentato un esposto contro la violazione del diritto alla privacy del loro assistito. A quel punto la Procura di Milano, competente territorialmente, ha aperto un fascicolo contro ignoti, per poi chiederne l'archiviazione. La gip Elisabetta Meyer, ha respinto l'archiviazione e ha disposto che venissero iscritti nel registro degli indagati i detectives della ‘Skp Investigazioni srl' e l’allora avvocato di Stasi.
Altro giro altra corsa. Dopo l'ordine della gip di indagare gli investigatori di Stasi, l'aggiunto Fabio De Pasquale ha chiesto nuovamente l'archiviazione con due motivi. Il primo, come riporta Corriere.it, infatti, legittima la procedura del prelievo furtivo perché anche "se eseguita senza il consenso"di Sempio e "a sua insaputa", perché è stata "invasiva" né "lesiva della sua integrità personale". Inoltre, i dati genetici di Sempio sarebbero stati utilizzati "per le sole finalità connesse all’investigazione difensiva"e "per il tempo strettamente necessario".
La palla torna ora al Gip che dovrà decidere se archiviare o meno l'indagine. Una decisione che, indubbiamente, farà scuola. Se l'indagini sarà archiviata, infatti, d'ora in poi sarà legittimo accusare qualcuno sulla base dell'esame di un campione prelevato furtivamente da un bicchierino di caffè lasciato al bar o da una bottiglietta d'acqua gettata in un cestino in strada.